sabato 30 maggio 2009

Made in Germany senza appeal

Questo sito si diceva sicuro all’inizio della trattativa (http://www.antiit.com/2009/05/fiat-1-niente-italia-in-germania.html) che mai la Fiat avrebbe avuto Opel, per motivi “razziali”: mezza Germania sarebbe morta dalla vergogna. Il partito del Nord, del Kulturkampf, della Germania über alles (le tre cose coincidono, coincidono) ha avuto facile gioco di Baviera e Svevia, i socialisti e i metalmeccanici dei cristiano-democratici e sociali – che, al solito melliflui, si accontentano di vincere le elezioni. La soluzione è stata quella che si sapeva: meglio un compratore inesistente, ma gestito da austriaci, che uno competente, ma italiano. Anche a costo di doversi confrontare col non amato Putin, che si vorrebbe il dominus della soluzione Magna.
La gara è tuttavia una sconfitta per la superiorità germanica: una delle sue più grandi aziende non ha avuto in realtà acquirenti. Non interessati a ogni costo, nemmeno determinati. Compresi gli stessi russi, ai quali è andata in regalo. E questo non per altro, ma proprio perché l’azienda è tedesca. Basta vedere il diverso impegno sulla Chrysler, il cui salvataggio è certo più difficile della Opel. Non molti si fidano della Germania. Con tutto il parlare che si fa di mercato, libero scambio, unione europea, la Germania è un mercato chiuso. Attraverso la cogestione sindacale delle aziende, i regolamenti sanitari e ambientali, flessibili ma molto inflessibili, il gioco della autorità sovrapposte, federali e statali (la notte della Cancelleria ne è stata la farsa). E una sovranità, soprattutto, intangibile. A Bruxelles, nella Wto, e ovunque. Non negoziabile: la Germania è il paese che fa quello che vuole, con cui si dialoga di meno. Meno che con la Russia e con la Cina, che è tutto dire. Benevolente a volte, ma nulla di dovuto.
Un secondo aspetto che inficia la superiorità è che, dopo la Opel, la Germania resterà über alles dentro la Germania. D’ora in poi non le sarà facile allargarsi negli Usa, e anche in Europa.

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