Solo Tarek Ben Ammar ha preso le difese di Berlusconi, con impegno, con serietà di argomenti. Benché non sia esattamente un suo beneficato: l’imprenditore tunisino ha mediato alcuni affari di Berlusconi, ma maggiore status ha raggiunto mediando altri affari arabi (libici soprattutto, e sauditi) e francesi in Italia. Nessuno dei tanti che a Berlusconi devono tutto ha detto una parola di conforto, se non di difesa politica, nelle squallide vicende montate da “Repubblica” e dal “Corriere della sera” contro di lui. Non Fini, né nessuna delle sue tante donne. La Carfagna, per esempio, che solo un anno fa ebbe dagli stessi giornali gli stessi eleganti attacchi, dopo essere stata derisa in piazza Navona da Camilleri e soci come la pompinara dello stesso Berlusconi. Da Montanelli, che Berlusconi letteralmente salvò quando fu cacciato dal “Corriere”, a Fiorello, si può anzi dire che praticamente tutti quelli che Berlusconi ha privilegiato lo aborrono.
È questo un segno che un “regime” non c'è, poiché manca uno dei suoi ingredienti, il culto del capo. Ma è anche un segno, nella scienza politica, che se non un regime un governo, una personalità, non funziona: quando coloro “per” i quali si governa sono tiepidi o si rivoltano contro vuol dire che i presupposti dello stesso governo-personalità sono marci, o anche soltanto sbagliati. È stato il caso, nel 1975, dello scià in Iran, trionfante per ogni aspetto, di cui però potevamo a ragione rilevare la debolezza, in “Iran: petrolio, violenza, potere”, per il suo rifiuto da parte della stessa borghesia urbana che esso intendeva privilegiare.
È questo uno dei segni. Generalmente parlando. Perché poi Berlusconi ha rivinto le elezioni. In un voto libero. In un certo senso ancora più libero per essere stato contrassegnato dal nuovo antiberlusconismo, l’ostilità dei vescovi.
Sommando all’opposizione - politica, dei media (i suoi concorrenti: cioè tutti i media eccetto Mediaset) e dei giudici - le riserve degli amici e l’ostilità dei preti, Berlusconi in Italia dovrebbe essere scomparso dalla politica. Poiché resta saldo, un’altra lettura si impone: le riserve sono elitarie, e fanno parte dell’ipocrisia e la riserva mentale che sole contraddistinguono la politica della cosiddetta Seconda Repubblica, cioè della confusione. In tanta mediocrità, tutti presumono di sé, da Fini a Fiorello. Al confronto dei quali Berlusconi, pur essendo rimasto solo, è evidentemente migliore – è il miglior prodotto sullo scaffale, direbbe lui.
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