Wilhelm “Willi” Münzenberg è l’artefice dell’apparato propagandistico e del linguaggio della Terza Internazionale, il Comintern staliniano. Con la creazione dell’“antifascismo”, il “socialfascismo”, i “compagni di strada”, il “soccorso rosso” e i giornali “popolari”. Un genio e un gigante del Novecento, una delle figure centrali della storia dell’Europa tra le due guerre. Che rese buono ai più il comunismo, con le armi della propaganda, ma per la forza della convinzione. Che però resta per questo stesso fatto, per lo stesso perdurante impatto del cominternismo su una sincera fede, ancora invisibile in Italia.
A Dugrand e Laurent baste elencarne le attività per creare uno storione di grande lettura. In Italia se ne trova traccia nel romanzo “La gioia del giorno”, firmato Astolfo, pubblicato l’anno scorso da Lampi di stampa, alle pp. 297-300, in connessione con le sorelle Thüring, Margarete e Babette, molto belle e molto comuniste. Con particolari peraltro che sfuggono ai due biografi – due “redattori fondatori” di “Libération” , la categoria ha fatto presa in Francia. Margarete fu moglie prima di Rafael Buber, figlio di Martin, poi di Karl-Heinz Neumann, alfieri del costituendo partito Comunista tedesco.
“Margarete Buber-Neumann ha avuto una sorella, Babette…. Babette era la maggiore, alta, bionda, di freddezza patrizia. A scuola a Potsdam s’infatuavano tutti di lei, professori e allievi, più che della bruna Gretchen. Erano prole di una figlia, la dodicesima, di contadini del Brandeburgo, e del direttore della fabbrica di birra, un bavarese di nome Thüring. Dei turingi si sa che sono “sanguigni e fantastici” – i Bach sono turingi, di passaggio, lo era Caspar Goethe, che modellò Wolfgang. Babette scelse il comunismo, sposando nel 1923 Wilhelm “Willi” Münzenberg, di dieci anni più anziano, piccolo, tarchiato, di famiglia povera, che Koestler dirà “personalità magnetica dotata d’intenso fascino, potentemente trasci-natrice”, con un forte accento della Turingia. Con lui ebbe casa a Berlino nell’appartamento di Karl-Heinz, sopra lo studio del dottor Hirschfeld.
“Babette diresse il Neue Deutsche Verlag, una della case editrici di Willi. Che fu editore, pubblicitario, produttore di teatro e di cinema, organizzatore di leghe e congressi, precoce creatore nell’aprile del 1915 a Zurigo dell’Union Internationale des Organizations de Jeunesses Socialistes. Sua fu l’idea di allargare il movimento di classe ai borghesi impegnati: diede forma a Parigi al compagno di strada, e secondo i nazisti, che nel ‘35 lo condannarono a morte in contumacia, creò “la categoria dema-gogica dell’antifascismo”. Brecht lo criticò al congresso del 1935 degli intellettuali antifascisti, proponendo un fronte di classe. Ma Willi l’aveva preceduto negli Usa, dove aveva fondato l’Hollywood Anti-Nazi League con Dorothy Parker. Willi, Loyola laico, anch’egli fisicamente poco notevole, che sperimentò per primo e teorizzò la forza e l’orgoglio dello spirito, si basava su un principio semplice: la partecipazione attraverso il sacrificio, di denaro, tempo, passione. La carità separa, mantenendo l’altro al suo posto, la solidarietà invece rende emotivamente partecipi.
“Nato a Erfurt da padre ubriacone e manesco, figlio illegittimo di un von Seckendorff, Willi aveva frequentato la scuola saltuariamente, e già a undici anni scappava di casa, per arruolarsi tra i boeri. Morto il pa-dre, che pulendo il fucile si sparò in testa, Willi fece l’apprendista girovago, e a Zurigo incontrò il socialismo, nella persona del medico Fritz Brupbacher. La Svizzera ospitava allora, tra i tanti, Lenin con la moglie Krupskaja, Trockij e Zinoviev. A Zurigo Willi organizzò il movimento giovanile socialista, in collegamento con gli emigrati russi. Più di tutti si legò a Lenin, che al secondo congresso del Comintern a Mosca nel 1920 lo nominerà segretario dell’Internazionale giovanile, malgrado l’età matura. L’anno dopo Zinoviev, che da Pietrogrado faceva il vuoto attorno a Lenin a Mosca, costrinse Willi a dimettersi. Lenin gli affidò allora i con-tatti con la Lega sindacale internazionale e le organizzazioni umanitarie del comitato Nansen. Fu così che Willi avviò il Soccorso operaio, che il terzo congresso del Comintern varò nello stesso anno a sostegno dello Stato sovietico. Il “trust di Münzenberg” creerà un fronte di solidarietà mondiale, il cui obiettivo slitterà dall’aiuto alle popolazioni russe alla lotta contro l’imperialismo per il comunismo. Mense e cucine da campo, allestite contro la carestia in Russia coi soldi della City e di Hollywood, saranno utilizzate in Germania negli anni dell’inflazione, in Giappone negli scioperi del 1925, in Inghilterra nello sciopero generale del 1926.
“Rientrato nel 1924 in Germania, Willi creò l’Arbeiter Illustrierte, una rivista che sfidò Life con un milione di copie, due quotidiani a larga diffusione, il Berlin am Morgen e Die Welt am Abend, molte pubblicazioni specialistiche, per fotografi, radioamatori e altri, sempre in ottica sovietica, Ce Soir a Parigi, F.M. a New York, e in Giappone diciannove riviste e giornali. Finanziò il cinema di Ejzenštein e Pudovkin, e il teatro di Piscator e Mejerch’old. Una serie di manifestazioni, leghe, congressi, libri neri e bruni, di sua invenzione sostanziò l’antifascismo, che sarà l’arma intelligente della guerra fredda, allargando la mobilitazione a nobildonne britanniche, filantropi americani, scrittori e critici francesi…
“Giunto a Parigi nel 1933 con Babette, e con Grete e Karl-Heinz, Willi fissò nello stesso anno l’immagine mostruosa del nazismo col controprocesso per l’incendio del Reichstag - il processo si replicherà contro il franchismo. Fu poi in grado di fornire a Karl-Heinz, in carcere in Svizzera per omicidio, il lasciapassare del governo francese, e di organizzare il Fronte popolare che vinse le elezioni col socialista Léon Blum. I successi non gli evitarono l’accusa di frazionismo, azionata a Parigi da Pieck e Ulbricht. Convocato a Mosca, vi si recò: nell’ottobre 1936 Karl-Heinz e Grete videro sgomenti Willi e Babette arrivare, alloggiati all’Hotel Moskvà. Manuilskij propose le solite occupazioni alternative, e Mosca come sede. Willi e Babette furono salvati da Togliatti, sostituto provvisorio di Dimitrov a capo del Comintern, che in ventiquattro ore li rispedì a Parigi, a organizzare il rifornimento di armi e consiglieri militari ai repubblicani spagnoli. Willi era il nuovo abate Gioacchino, che la rivoluzione volle affrettare degli intellettuali, l’età dei monaci. Ma la fine prese inizio”.
I processi fecero vacillare Willi, il patto Stalin-Hitler ne scosse definitivamente la fede, fino al punto di proclamare: “Stalin! Il traditore sei tu!”. Questa la seconda parte della narrativa di “La gioia del giorno”:
“A Parigi il titanico Willi ebbe un collasso, che lo tenne a lungo a Chatenay-Malabry, nella clinica del dottor Le Savouret. Fu privato delle deleghe del Comintern, cui restituì fondi e procure, nelle mani del ceco Smeral, incaricato da Manuilskij. Accusato di tradimento, fu isolato dai compagni. Ebbe aiuto solo dal banchiere Aschberg, che aveva molto lavorato con lui e con Mosca. Nel 1938 pubblicò con Koestler Die Zukunft, il futuro, giornale antifascista e antistaliniano cui Freud, Thomas Mann, Orwell, Aldous Huxley collaborarono. Allo scoppio della guerra si presentò spontaneamente al campo di concentramento di Chambarran, a Lione, per esservi internato come tedesco. Ma neppure il campo lo protesse. Nel giugno 1940, alla capitolazione, il direttore del campo lasciò liberi gli internati tedeschi, perché si salvassero dai nazisti occupanti. Willi si avviò a Sud in compagnia di due giovani comunisti tedeschi divenuti suoi devoti nel campo e di un terzo prigioniero. Fu ritrovato in autunno dal cane di un contadino a Le Cauguet près St.Marcellin, vicino Grenoble, in un boschetto, ricoperto da uno strato di foglie, in avanzato stato di decomposizione, al collo un filo d’acciaio, il volto segnato dai colpi".
Dumont e Laurent ne trattano bene il lato “inventore della comunicazione politica di massa”. Meno, anzi con lacune, il lato umano, che era forte nell’uomo, e prese il sopravvento con la guerra. Questo si legge ancora in “La gioia del giorno”:
“Mense da campo e raccolte di fondi erano state promosse nel 1919 da Herbert Hoover, direttore dell’American Relief, per aiutare la rivoluzione bolscevica a superare l’inverno. Quanto al bolscevismo, prima della liberazione a Chambarran Willi aveva pubblicato un elenco di comunisti tedeschi eliminati da Stalin. Ma si può dire l’ultimo sopravvissuto amico di Lenin. Margarete ha scritto un libro su Milena, Babette uno su Willi. Il terzo prigioniero, rintracciato, non ha saputo spiegare la fine di Willi, s’era allontanato prima del boschetto. Dei due giovani compagni si sono perdute le tracce. La storia si nutre di rimozioni. Madame Tabouis ebbe il privilegio - da destra o da sinistra era già indifferente - di scrivere la verità dissimulata: Willi era stato abbattuto da compagni che egli aveva venduto alla Gestapo. In quegli anni, dirà Jünger, il dolore dell’intellettuale è stato grande, per lo spettacolo dell’ignobiltà in trono”.
Alain Dugrand, Frédéric Laurent, Willi, artiste en revolutions, Fayard, pp. 638, € 26
Nessun commento:
Posta un commento