astolfo
Civile – Società civile è una tautologia: socievolezza è civiltà. Ma non innocua: i buoni sentimenti sono in politica traditori. Per essi si diventa tiranni, e spie, traditori, assassini, qualcosa sempre di brutto. Chiudersi nel privato esaltandolo, e insieme pretendendo di essere migliore interprete e gestore della cosa pubblica, produce al meglio un volgare superomismo del tipo “signora mia!”. La politica è esercizio duro. Illuminato, colto, appassionato, ma freddo: deve muovere la macchina della storia, il potere, gli affari, e perfino, attraverso l’etica che è il fondamento delle leggi, i sentimenti.
Durezza - La politica della durezza (esclusiva), Marx, Nietzsche, Heidegger, è tedesca, non c'è in Machiavelli né in Hobbes.
Elettronica – Ha raddoppiato il costo della vita. Lo ha triplicato, con la manutenzione, e i ricambi originali. Come già la meccanica. E su questo presupposto si espande in ragione geometrica. Inspiegabilmente da un punto di vista razionale, di razionalità economica, dello sforzo minimo. La chimica invece, che riduceva costantemente prezzi e costi, scompare.
La partita dell’elettronica si gioca, come per la meccanica, sulla moltiplicazione del tempo e delle opportunità, e la riduzione dello spazio. E, contrariamente alla chimica e alla stessa meccanica, sulla pulizia-polizia. L’elettronica come l’eden: più tempo, più opportunità, più pulizia, più ordine. Ma è un’industria che, per la prima volta, asservisce più che liberare, a una catena produttiva costosa, complessa, interconnessa (monopolista), eterodiretta. Dando l’illusione della libertà estrema – non è ognuno il centro della comunicazione?
Giustizia - È somministrazione di pene. A ogni delitto si commisura una pena, e questo la giustizia amministra. Ma viene presentata come ricerca della verità. In tale veste è politica, deteriore perché non dichiarata, non qualificata, e non responsabile.
Nell’uso italiano è quella dell’arbitro di calcio: procuratore della Repubblica e insieme giudice, e anche un po’ maestro di scuola (gli arbitri amano le paternali).
Islam – Ha ancora la forza del Vecchio testamento: l’attesa ferma, la certezza, perché il mondo è sacro, è Dio. Che lo tiene unito anche nel proselitismo e nelle sette.
Non è irrazionale. L’ipotesi ce il mondo è sacro non è irrazionale.
Israele – Ha celebrato i sessant’anni, ma non la maturità – la pace con se stessa. Perché nasce da un atto di conquista, interinato. E perché la cultura ebraica – la psicologia – prospera per tradizione consolidata in simbiosi con l’Altro – una religione esclusiva, legata al sangue, ha prodotto l’unico vero cosmopolitismo.
Occidente – Nasce da una sconfitta, a opera dei greci. È il luogo del tramonto del sole, e della morte, in letteratura, al cinema, nella psicologia, nella filosofia.
Per l’abbondanza? È l’abbondanza che invoglia alla depressione (mancanza)? Non è la religione: non c’è cultura della morte (disfacimento) nella religione. Nemmeno nei cuori trafitti dei cattolici o nei riti prevalentemente funerari degli asiatici. O è un riflesso fisico, del sole che cade? Forse è semplicemente un tramonto marxiano, della cattiva coscienza.
È la cultura dell’autoaffermazione. Dei marginali, all’origine, dei provinciali, quando nell’appendice europea finivano coloro che per un qualche motivo non avevano posto nel corpaccione asiatico. Con l’agonismo contro il tempo, e col sistema logico, che privilegia il risparmio (affluenza), il progresso (moderno), il complesso. Mediante la forma espressiva del pep talk, l’autoconvicimento o autogratificazione: il giornalismo, la pubblicità, il voto, e l’esicasmo o giaculatoria, la ritualità come automatismo. Per questo la decadenza vi è rischiosa: spegne il motore.
È la cultura della decadenza, il culto del passato, della rovina, della morte. Dappertutto altrove invecchia e muore la natura, ma non la cultura.
È l’effetto del movimento a freccia, che il bersaglio intermedio sia fallito o sia centrato: c’è impazienza per il passato, che si vendica. L’Occidente è un arciere in corsa affrettato, che si vendica: capisce poco.
Forse non include abbastanza, ma è il solo mondo e la sola cultura che include.
Olocausto - Non è unico, con gli ebrei essendo stato perseguito lo sterminio anche degli zingari, i testimoni di Geova, gli slavi. Crimine contro l’umanità è certamente anche Hiroshima. E lo sono i bombardamenti, anche alleati, delle popolazioni civili.
L’unicità dell’Olocausto ha una valenza politica per Israele. Ma può – potrebbe – risultare utile anche alla cristianità, in Europa.
Pentiti – Indurre al ricordo è facile.
Tre pedigree sono stati ricostruiti per i mafiosi pentiti: l’untore manzoniano, l’infame, il sovveritore (terrorista). Ma il pentito opera nella legge, in combutta con l’inquirente. Il suo modello è il pentito dei processi politici, anch’essi legali, che dopo la guerra sono stati e sono comunisti – sovietici, castristi, asiatici – e islamici: il pentito si pente per un fine, processuale e politico.
Il modello è in Fortini, “Asia Maggiore”, dove racconta il processo a Hu Feng. Prima Hu Feng viene sotto accusa per le poesia. Poi per gli scritti teorici. Quindi per l’orientamnto politico. Infine, per il passato, dove si trova naturalmente di tutto. Qui intervengono i pentiti. Colore che, nati dal nulla, sono da credere perché si accusano degli stessi delitti di cui accusano Hu Feng.
È un mondo senza luce, sebbene magnificato da eccellenti autori di best-seller e dalle eccellenti tribune dell’antimafia. Sempre cupo, denso, senza trasparenza, senza un bagliore – nemmeno di violenza, la violenza vi è sorda. Perché è un mondo circolare, ce rimanda a se stesso. L’antimafia dovrebbe essere altra, radicalmente, dalla mafia – dal raggiro, il sopruso, la vendetta, la furbizia impunite. È vecchio e insolubile il dilemma della giustizia, che, egualizzando, elimina le distanze e quindi le diversità, tra bene e male. Ma è una necessità dolorosa, e essa stessa malefica.
Settecento – Faceva contenti i re e i maghi, sbugiardandoli – li teneva a distanza, in punta di penna.
Mai l’intellettuale è stato più libero – più influente. Con un artificio del tutto intellettuale, la lingua: l’autonomia (la libertà) garantendosi con la lingua. Compatta, semplice, significativa, senza abbellimenti e senza eccessi, di creste retoriche o profondismi psicologici (la psicologia non porta a nulla, è tautologica). Quindi inattaccabile. Ma efficace, molto più dei proclami ottocenteschi e dei piani novecenteschi. Da qui la stima perdurante dell’intellettuale, che invece da due secoli non conta nulla.
Sinistra – È falsa. È luttuosa – triste, pessimista. È moralista – la sessuofobia è nella mente della donna di sinistra. È vendicativa: personifica il nemico, odia le persone.
Non è ottimista, ecco dov’è l’inganno: non crea, non sviluppa, non libera.
Slavi – Nessuno è più naturalmente eccessivo degli slavi, in amore, fantasia, violenza – non di maniera, intellettualisticamente, come invece siamo noi euroamericani, del Gotama Cristo, culture giuridiche della società e della salvezza.
astolfo@antiit.eu
sabato 6 giugno 2009
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