lunedì 29 giugno 2009

La Cina banchiere degli Usa

La Cina protesta: non vorrà Washington risolvere i suoi problemi inflazionando l’economia e svalutando il dollaro? E Geithner vola a Pechino per rassicurare: la Cina non tema, a ripresa avviata stabilizzeremo il deficit pubblico annuo al 3 per cento. È una novità diplomatica, ed è l’unica certezza della crisi: il Bretton Woods II, solido benché non dichiarato. Il sistema monetario mondiale per cui il dollaro regna ma governa la Cina, che sola sazia la fame di credito degli Usa con le enormi riserve che va accumulando. Il fatto non è ancora risentito perché Pechino ha per programma la “ascesa pacifica, in un periodo lungo”. E non mai creato problemi, da Tienanmen in poi, nella scena internazionale. Ma, seppure con discrezione, ha già detto che un dollaro moneta internazionale governato dai soli Stati Uniti non ha più senso. Se c’è ancora una logica monetaria nelle relazioni internazionali, e c’è, benché i banchieri stregoni dicano di no, la Nep cinese domina il Mondo. La nuova Lunga Marcia di pechino, la “ascesa pacifica, in un periodo lungo”, vede l’arrivo.
Nel 2008 la posizione finanziaria estera americana (la differenza tra gli attivi Usa nel mondo e quelli del resto del mondo negli Usa) ha subito un peggioramento di duemila miliardi. “Il più serio peggioramento nella storia”, secondo “Finance & Development”, il trimestrale del Fondo Monetario. Quasi tutto finanziato dalla Cina.
Con la Cina, è tutto il mondo non occidentale che in questo scorcio di millennio va recuperando il gap con l’Occidente. Nel 2005 il tasso di sviluppo dei paesi emergenti è stato più che doppio rispetto a quello Ocse (8 contro 3 per cento), nel 2006 e nel 2007 più che triplo (8 contro 2,6), nel 2008 più che quadruplo (6,6 contro1,4) e quest’anno sarà più che quintuplo (5,1 contro 0,3). Ma è la Cina che detiene le riserve monetarie mondiali.

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