“Non va, né il lo stile né la tempistica”. Lo scandalo del “Corriere” con le veline di Bari non piace, dopo la prima sorpresa, ad autorevoli soci e banchieri di Mediobanca. Reazione risentita soprattutto perché si vede in Rcs preponderante l’influenza di Bazoli, il grande banchiere cattolico. Anche in Rcs sono stati espressi autorevolmente alla presidenza dei “risentimenti” contro “lo scadimento del giornale”. Ma più potrebbe pesare la reazione di Mediobanca. Dei soci francesi (che l’intervistone di oggi a Tarek Ben Ammar doveva placare, e invece ha fatto infuriare per l’eccesso di scandalismo nelle altre pagine). E più ancora di autorevoli dirigenti del gruppo bancario.
Mediobanca guarda ora a Rcs-Corriere come a uno scudo o una leva, più che come a un bene nazionale o cittadino da proteggere. E questo per la contesa sullo sfondo delle Generali. Per le quali non ci sono ostilità aperte. Ma c’è un conflitto di fondo con gli interessi confessionali che tentano ancora una volta di appropriarsene, con la Fondazione Cariverona di Paolo Biasi, che si muoverebbe in sintonia con Bazoli. Il patron della finanza confessionale tiene chiuso per il momento il dossier Generali, l’unico grande cespite il cui controllo ancora gli sfugge. Anche se si sa che è stato – e sarà - a esso più che interessato. Di più per ora tiene al "Corriere", di cu ambisce a essere il controllore diretto. Naturalmente in un quadro ecumenico, la sua ideologia di facciata, quindi magari con tuttigli altri grandi soci nel consiglio d'amministrazione, cortocircuitando Mediobanca.
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