Fissata all’8 luglio l’udienza preliminare per il signor Letizia, accusato a Napoli di concussione. L’accusa è del 1993, sedici anni fa. C’è dunque giustizia.
Il signor Letizia è infatti il padre di Noemi.
Intercettate “fino a una ventina di telefonate al giorno” tra Berlusconi e Tarantini, il manager barese delle squillo, titola “La Stampa” di Mario Calabresi. Quante? Due? Ventidue? Dovremo difendere anche Calabresi figlio?
Lo stesso servizio dice che a Bari l’inchiesta è sulla droga. Anche sulle tangenti alla Sanità, ma non alla giunta di Nichi Vendola, no. Si indaga solo su un signor Intini, che una volta fu presentato a Paolo Berlusconi, e una volta si presentò da Bertolaso, alla Protezione civile. E questo è confortante, significa che l’Ufficio I della Guardia di Finanza è molto efficiente, se controlla anche gli incontri casuali, e quindi un giorno ci dirà anche chi non paga le tasse e come. Dopo averlo detto, come si sa anche se non si dice, a D'Alema.
Ma poi “La Stampa” abbandona la droga e dice che il signor Intini chiese a Bertolaso di includere la sua azienda nella lista delle imprese da chiamare per le emergenze, e che Bertolaso non lo fece. Senza spiegare se dobbiamo ritenere i berlusconiani a questo punto dei santi. Anche i lettori della “Stampa”.
Penati: “Operai, ceto medio e pensionati, chi ci vota più? Non abbiamo capito nessuno”. E: “Qui il certo destra è spompato, governano da moli anni”. Umorismo? Involontario?
Il presidente della provincia di Milano, che candidato alla rielezione ha raccolto un modesto 38 per cento, fa il maestro sul “Corriere della sera”. I maestri di Milano devono essere incapaci?
I giornali d’opinione sono schierati anche sul calcio. La SuperSpagna, che paga i calciatori cento milioni, si prende due sberle dai dilettanti Usa, ma la “Stampa”, il “Corriere”,”Repubblica” registrano svogliati la notizia, Sky addirittura, che è tutta calcio, non la dà. Si può goderne su Internet, per fortuna, anche se a costo di estenuanti ricerche, e in solitario, al solito, per l’onanismo della rete. Ma non si sa compiacersi per la lealtà zapaterista degli amati giornali, o piangere.
“Oggi”, datato 24 giugno ma uscito il 17, risulta nudo di foto della signora D’Addario. Vuoto. Desolatamente, per un settimanale che si vanta di “marcare stretto Berlusconi”. Un milione di copie buttate, dopo che il “Corriere della sera”, il quotidiano della famiglia, non ha condiviso lo scoop sulle squillo di Bari. Un fratricidio.
La festa di Rifondazione si tiene a Roma in piazza Mastai a Trastevere. All’insegna di “50 anni di rivoluzione”, a Cuba. La piazza è piccola. Sulle panchine i barboni prendono il sole, con la pancia in vista, fumano, bevono, chiacchierano. All’ombra degli alberelli un folto gruppo di punkabbestia spulcia i cani, tra un sorso e un rutto.
“Il Divo”, rivisto in tv, manifesta singolari mancanze. Di momenti drammatici che avrebbero apportato più spessore. De Gasperi, si è già detto, e la censura al cinema. Ma soprattutto Leone, che Andreotti “creò” presidente, contro l’odiato Fanfani, e Andreotti affossò freddo, per uscire dal vicolo cieco cui l’aveva costretto l’odiato Moro. E che è napoletano, specie che il napoletano Sorrentino salva.
Un napoletano, il presidente Leone, molto migliore anche in scena di Cirino Pomicino, che “Il Divo” singolarmente privilegia. È un film di democristiani?
Fa specie vedere “Il Divo” su Sky, in contemporanea con la campagna di Murdoch contro Berlusconi. Non dichiarata e non diretta, ma allusiva, con gli artifici dei dossier di cui il Divo è stato per quasi quarant’anni il maestro, dall’elezione di Gronchi a Mani Pulite. Mentre Sky programma “Il Divo”, Murdoch da Milano dispensa sorrisi, tirati, e benedizioni, stanche.
Un musicista romeno viene colpito a caso – “per errore”, dice imperturbata la polizia - dai soliti vigliacchi camorristi a Napoli, che fanno la loro sventagliata e scappano a tutto gas. Il malcapitato si rifugia in un androne, di un supermercato o di un ufficio, vigilato dalle telecamere, dove sua moglie chiede aiuto. Gli astanti sono molti, ma nessuno le dà una mano: si fermano a vedere il moribondo, e se ne vanno. Per il sindaco di Napoli Jervolino, buona cattolica, sono da giustificare: “I napoletani hanno paura”. Forse della Jervolino.
Poi dei giovani napoletani fanno (quasi) fuori un ragazza sedicenne, per divertimento, in una piazza affollata. Dove nessuno si ferma, se non per curiosare. Una piazza di Napoli naturalmente. Si vede che nemmeno il sindaco fa più paura.
Il libraio editore padovano Gaetano Volpi già nell’aureo “Del furore d’avere libri” parla degli imbrattatori: “I fanciulli plebei per natural maligno istinto sono portati a diformare i prospetti delle imbiancate case”. Dava cioè due secoli e mezzo fa, la ragione dell’indelebilità dei writers, che pure tanto costano ai comuni e ai contribuenti: sono la plebe al comando.
È anche una conferma che i deprecati caratteri nazionali esistono.
Martedì D’Addario parla in libertà al “Corriere della sera”, con foto lusinghiera non sua. Mercoledì ci sono le foto della donna che aspetta Berlusconi agli incroci. Giovedì ci sono le foto del calendario, da bordello, scompaiono subito. Venerdì quelle con le celebrità. Sabato c’è l’amica: l’amica non fa in tempo a parlare alla caserma della Finanza che il verbale segregato è in mano ad “alcuni” giornali. Non all’Ansa. Anzi, nemmeno ad alcuni giornali, ad “alcuni” giornalisti. Da chi? Dal giudice.
Lo scandalo di Bari è stato organizzato? Sì. Da chi? Dalla Procura antimafia di Bari. Come? Con testimoni, testi, foto e indiscrezioni sempre forniti ai giornalisti e mai da essi scovati.
Lo scandalo è questo (la questione morale è la questione morale), del giudice in concorso con alcuni giornali. Ma che succederà? Niente. Il presidente Napolitano non legge i giornali.
L’antimafia di Bari ha fatto campagna elettorale per il sindaco uscente Emiliano, un ex magistrato della Procura.
Roma inaugura l’1 giugno un servizio di bike-sharing. Si prende e si lascia la bicicletta in diciannove posti comodi della città, nella sue parti in piano, per un euro l’ora. I mezzi sono nuovi fiammanti e puliti. Ma il 20 giugno delle duecento bici in dotazione ne sono rimaste 150. Si spera che le abbiano rubate dei ladri di professione.
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“Le Nouvel Observateur” incorona Yoann Gourcuff: “Bello, grande stile, adorato dal pubblico, con uno stile di vita cistercense”. Sarà per questo che non è piaciuto al Milan, che l’ha avuto per due anni. Tornato in Francia, ha portato il Bordeaux alla vittoria nel campionato. Dopo tanti di quegli anni che il Bordeaux più non si ricorda.
Rizzoli regala in libreria un libro che vorrebbe far ridere ma stringe il cuore sullo stato comatoso dell’insegnamento nella scuola dell’obbligo: un ordinamento incapace che ha inselvaggito i ragazzi e le loro terribili famiglie. Ma i giornali della casa editrice sfottono la Gelmini che tenta di porvi rimedio. Un’editoria d’opposizione e di governo?
Le culture muoiono con difficoltà.
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