martedì 9 giugno 2009

Se la crisi riporta l'Europa a destra, anni Venti

L'America nella crisi ha svoltato a sinistra, com'è giusto e anche logico: i più deboli si proteggono. L'Europa invece svolta a destra. Non è "la destra keynesiana che batte il socialismo". La destra di oggi è come quella di ieri, degli anni 1920, che l'Europa in crisi portò alla violenza. Nelle forme cioè non del liberismo, del mercato, degli interessi, non liberali né pratiche, ma di affermazione nazionalista, razziste, xenofobe. Svolta a destra anche l'Europa dell'Est, che a sua volta è discriminata in forme razziste nell'Europa dell'Ovest, i rumeni eccetera. È l'ultima manifestazione dell'Europa che ha perso il mondo? Lo è - anche se ultima può non voler dire né estrema né finale: al peggio non c'è limite.
È il segno della malattia europea, una superiorità quasi biologica: non da conquistare con applicazione, disegno, volontà, e perfezionare, ma un dato elettivo congenito e quasi una predestinazione. Sembra di risentire, in questo dopoguerra, la protervia di Eden e Bidault nel mentre che perdevano con Suez le ultime colonie e ogni ruolo negli affari del mondo: una insensatezza senza limiti. Tanto più si apprezza il lavoro di contenimento che Berlusconi ha fatto su questi umori in Italia, nei confronti della Lega, e con la stessa Lega - che gestisce, nientedimeno, il ministro dell'Interno. All'Italia lasciando malgrado l'infelicissima campagna elettorale di sua moglie e di "Repubbica", una ancora grande volon tà di esprimersi, con la più alta percentuale di voto, in un'Europa disappetente oltre che violenta.
L'Europa porta a destra per un semplice motivo: gli immigrati. Gli extracomunitari (i turchi!) e anche i comunitari. Per un fattore di disordine dunque, più che razziale. Ma che si connota di razzismo, e questo è importante. L'europeo si vuole superiore, anche se a un aotro europeo. E' la debolezza (l'icongruenza) che la costruzione europea non ha saputo o voluto (si pensi alla Francia, o alla Gran Bretagna) sopravanzare, e che dall'allargamento a ventisette ne mina la poca unità che ha realizzato.

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