Giuseppe Leuzzi
Milano
Aveva il primato dei processi a Berlusconi. Lo ha processato anche per traffico di droga, concorso in associazione mafiosa, e concorso in strage (stragi del 1992-93). Oltre che per le accuse della Ariosto. Che, se non altro, si presentava bene. Ma Bari ne minaccia il primato, con donne peraltro poco presentabili: la capitale morale del Sud minaccia di soppiantare quella del Nord. Avremo “se Milano avesse lu mèri, sarebbe una piccola Bèri”?
Tremila milanesi hanno votato Kakà per la Provincia di Milano. Ma il voto non è stato materia per nessun articolo. Nemmeno un commentino. Nemmeno per ridere.
Ibrahimovic e Maicon, due calciatori dell’Inter, di che altra squadra sennò?, sbraitano contro la loro società e si mettono sul mercato. Con l’effetto più che probabile d’impaurire ogni acquirente: chi si prende due piantagrane così?
Non era questo Ibrahimovic all’Ajax o alla Juventus, né Maicon al Santos, o dov’era. Ibrahimovic e Maicon dopo Mourinho: c’è un “morbo Inter”, è chiaro. Ma nelle paginate (vuote) che si fanno sul calcio a Milano non c’è spazio per dirlo.
Milano porta Stendhal a testimone. Ma Stendhal s’innamorava d’ogni città, se trovò a Roma un’“aria tragica”.
Lombardi più a lungo e più resistenti furono a Salerno, Benevento e sotto il Tavoliere. Che si ritrovano nelle fisionomie, senza le barbe che li denominavano, e le attitudini: pratici, operosi.
“Darwin il milanese”, titola il “Corriere della sera” due pagine celebrative. Nelle quali l’unico legame accertato è con la Stazione zoologica di Napoli, cui lo scienziato devolvette un premio internazionale – di biologia marina in realtà, con annesso acquario, creato nel 1872 da Anton Dohrn. Di milanese ci sono le lettere che tre professori gli scrissero, come innumerevoli altro. Ma è così che si fa la realtà.
Berlusconi non è simpatico, milanese archetipo. Ma l’essersi abbandonato al Sud, che lo triturerà, tra rifiuti urbani, rifiuti della magistratura e rifiuti di donne, lo rende quasi eroico.
L’avrà fatto per incoscienza, ma è l’essenza dell’eroismo – niente di milanese, di calcolato.
O l’eroismo è l’ultimo calcolo?
La corruzione è a Milano generale, dacché tutti corrono a confessare e accusare, e i giornalisti-giudici a sanzionare. Come al Sud il pentimento di massa della mafia. Facendo eccezione per gli amici, come al Sud: i casi insabbiato sono tanti, Sme, Rcs, Mondadori sono solo i più macroscopici, e si insabbieranno pure Saras e Unipol.
Antimafia
La Procura antimafia di Napoli ha ascoltato per anni giorno e notte (in tre turni, in quattro turni?) Moggi che telefonava. L’antimafia di Bari accredita una prostituta mitomane come eversora della nazione per far vincere il ballottaggio a sindaco a un collega magistrato. E la mafia?
Ventuno mafiosi erano appena andati liberi a Bari perché la condanna non era stata depositata.
Ne “Il Divo” l’incubo plumbeo s’interrompe per fare dire a Servillo-Andreotti, a processo per mafia: “Non conosco e non ho mai avuto incontri con i fratelli Salvo”.
E così è: l’antimafia di Palermo non è riuscita in dieci anni a documentare i rapporti Salvo-Andreotti - l’antimafia di Caselli che ancora si celebra.
Mafia
Dimostra che o la sopravvivenza del più forte è una caricatura dell’evoluzionismo, o che l’evoluzionismo è sbagliato. Sempre il mafioso, dopo avere eliminato dieci, venti, cento concorrenti, viene eliminato senza residui, da un debole – uno scemo, un ragazzo, una donna, una spia.
È una forma di delinquenza come un’altra: si esercita a danno di chi ha, a cui procura droga e carte false, e a cui sottrae capitali, terreni e attività, con la forza. È speciale per tre motivi, due pretestuosi e uno reale. È un mezzo per fissare la differenza del Sud, accularlo alla ingovernabilità e all’arretratezza. È un’arma politica emotiva, come lo è stato a lungo il fascismo quando era già ben morto. Ma è vero che al Sud più che al Nord non c’è stata e non c’è alcuna forma di ordine pubblico. Non nell’amministrazione né nelle questure – la mafia in quanto attacco alla proprietà (rapimenti, danneggiamenti, sottrazioni) è al Sud un fatto privato.
Ogni sopruso è in vista di un tornaconto, i mafiosi non hanno altra politica. Si fanno sempre il calcolo di dove possono arrivare impunemente. È vero che rispettano chi si fa rispettare. Non sempre, ma il mafioso è a metà un animale politico – per l’altra metà è un animale e basta.
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