D’Alema ha “vinto” i ballottaggi, recuperando le sinistre, ma il Pd continua a navigare alla cieca. Smaltito al suo modo, in solitario, l’ottimo effetto dello “scossone”, D’Alema si ritrova nella coalizione Di Pietro che gli è sempre più indigesto: il voto di destra quando arriva è nocivo. Fuori della coalizione si ritrova Casini. Che non lo è (soprattutto se perderà la Sicilia, dove ora lo difendono i berlusconiani), ma si ritiene un trionfatore. E nel partito Democratico i malpancisti in maggior numero: Rutelli, buona parte dei popolari, col supponente Renzi in testa, e i soliti Prodi e Veltroni. Che corrono a un congresso senza avere un partito, una idea almeno di partito.
Un concorrente meno schifiltoso di D’Alema non troverebbe però di meglio. Si litiga sulle candidature (le correnti, le persone, i poteri) senza alcuna idea di cosa sta succedendo. Che è, Berlusconi permettendo, da chiusura dei battenti. Tra 2008 (politiche) e 2009 (europee) quasi tre milioni di voti sono andati all’Abn, il terzo partito italiano, dei voti astenuti, bianchi, nulli: 7,1 milioni di elettori. Sono di Berlusconi? In parte sì, ma sono quelli della Sicilia, che alle europee vota poco. Il Pdl ha mezzo milioni di voti in più rispetto a Forza Italia e An alle europee del 2004. Consolida il 35 per cento dei voti validi del 2008. Ed è il primo partito in tutte le regioni, eccetto la Toscana e l’Emilia. In un anno il distacco inflitto dal Pdl al Pd passa da 3,1 punti di elettorato a 5,6 – a 7 nelle quattro principali regioni del Nord.
Senza contare gli alleati. Berlusconi si mantiene tre volte e mezzo più grande della Lega. La quale aumenta il voto di sessanta-settantamila unità, ma grazie alla penetrazione nel voto democratico: Bossi perde 170 mila voti nel Lombardo-Veneto, e ne acquista cinquantamila nel Nord-Ovest, centomila nell’ex quadrilatero rosso, e 80 mila al Sud, dove non presentava liste nel 2008. Il Pd ha avuto alle europee quattro milioni di voti in meno che nel 2008. E ha perduto la fascia operaia dell’hinterland di Milano, e dei centri di Prato, Sassuolo, Cremona. In favore della destra, fuori e dentro la coalizione. Il rapporto tra Pd e Italia dei Valori è passato in un anno da 8 a 1 a 3 a 1.
Il Pd non è fallito? Dove?
mercoledì 1 luglio 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento