Antonella D’Amelia, Paesaggio con figure. Letteratura e arte nella Russia moderna, Carocci, pp. 315, con num.ill., € 27,20
giovedì 2 luglio 2009
Il racconto della Russia fantastica
Il libro di una vita di una delle maggiori russiste, che richiama a raccolta gli autori già studiati, Gogol’, Dostoevskij, Remizov, e altre fantastiche figure, Pietro il Grande, Brjusov, il pittore Brjulov, il suo dipinto che fece epoca (1833) “L’ultimo giorno di Pompei”, N.N. Ge. Un libro narrato. Con aspetti diversi e sorprendenti delle figure più note. A partire dallo stesso Pietro I, violento e timoroso - un sovrano in fuga da Mosca in realtà, dagli spettri del Cremlino, che lo marchiarono bambino di tic nervosi e incubi. Risorge la “tenebra di gelo” di Puškin. Majakovskij appare giraffone inutile, quale si vedeva. L’indiavolato Bulgakov s’aggira per Mosca e Berlino vestito ancien régime, ossessionato dall’invasione dei popoli del Caucaso “dai nomi terrificanti", osseti, ingusci, mingreli, circassi. Con uno sceltissimo apparato iconografico, esteso alle incisioni e alle scenografie teatrali.
Il punto di vista è quello di Ripellino, il russista principe di metà Novecento: l’iconicità di molta letteratura. O quello del word-painting di Ruskin (del diario di Keats), delle pitture di parole del gesuita Gerald Manley Hopkins, di Laforgue. Pieno a ogni piega di sorprese. Il lungo Medio Evo russo, fino a fine Seicento. Le “assemblee” cui Pietro sottoponeva i suoi signorotti, vere e proprie corvées d’imborghesimento e occidentalizzazione, tramite il ballo, la conversazione, le feste obbligate. I passages di Pietroburgo. Le feste popolari, sotto le torri ghiacciate e nei balagan, i luna park di legno – dove restava incongruamente (o congruamente?) proibito, ancora a Ottocento inoltrato, “recitare pièces di vita russa”. La città di vetro, che appassionerà i russi per quasi un secolo, almeno fino al viaggio in America di Majakovskij – New York gli apparve “una città di luce”. I libri manoscritti. I libri immagini. Appassionante è la “formazione” di Dostoevskij nei suo viaggi europei, che erano viaggi nell’arte, specie a Firenze, dove scrisse “L’idiota”.
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