Il solito Savinio, che tutto prende a pretesto. Nelle corrispondenze di un breve viaggio elettorale al seguito di Roberto Tremelloni nell'aprile 1948, spalmate stancamente lungo tutto l'anno. E tuttavia pieno di cose. La grecità impoverita. Il ricordo del padre ingegnere in Tessaglia. L'ignoranza della storia locale tra i locali, e la supponenza, La falsità del Risorgimento nel Garibaldi senza testa di piazza Garibaldi a Reggio, e nella toponomastica: il Risorgimento ha istupidito l'Italia. Reggio è "città senza età né statura". Nel 1948. E oggi? I calabresi greci? Non hanno leventia, la "valentìa". I briganti erano i kleftes greci patrioti, i partigiani...
Il suo vero Sud Savinio l'aveva del resto scritto a inizio d'anno, sul "Corriere della sera", come ricorda Valerio Cappelli, che ha collazionato il volumetto e ne scrive le parti più interessanti, "La luce viene dal Sud": la modenità è settentrionale, l'antichità è - non era, è - invece meridionale. Un "mondo aperto, mondo sconfinato" opposto al "mondo conchiuso". Che non è - non sarebbe - peggio: "Significa non vivere più nell'ossessione dello sconfinato". Anche il cattolicesimo si fa per questo apprezzare rispetto al protestantesimo, per "l'orrore della solitudine e il profondo bisogno di un mondo conchiuso", euclideo.
Alberto Savinio, Partita rimandata. Diario calabrese, Rubbettno, pp. 90, € 7,90
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