sabato 4 luglio 2009

Se L'Aquila regge all'urto del G 8

Se il G 8 si terrà all’Aquila, magari col terremoto, ma senza vittime. Se, per una volta, il consesso non sarà funestato dagli inutili no global. Se, per una volta, prenderà una decisione anche minima, se non sulle truffe delle banche, almeno sull’estremismo islamico, posto che non è solo terrorismo, in Iran, in Afghanistan, in Pakistan. O se anche solo funzionerà la logistica – ché questo è il G 8, una sfida logistica: dare abbastanza wisky e un’antenna ai diecimila partecipanti (di cui seimila sono giornalisti)...
Un terremoto devastante all’Aquila è l’ultima speranza dei suoi nemici. Perché, sennò, chi lo tiene più? C’è stato un tentativo di spostare il fronte sulle mogli del G 8: “Non venite a Roma, Berlusconi tradisce la moglie”. Col lacrimevole supporto del “Paìs”, sempre la Spagna è spagnola – ancora non riesce a digerire la batosta con i modesti calciatori Usa in Sud Africa. E quello sospetto di Murdoch, i cui tg seguono trepidi la contestazione – e parlano di “contestazione”, “movimento”, “resistenza”, proprio così, proprio loro. Ma l’argomento è per tutte doloroso. Anche per questo le mogli non rinunciano alla gita gi-ottesca, uno dei due-tre momenti all’anno in cui vedono i mariti. Per cui le residue speranze sono riposte nel terremoto. Altrimenti bisogna convenire che questo Berlusconi è un diavolo.
Col terremoto ha dribblato i black bloc – abbiamo anche questi. Non potrà non scucire a Hu Gingtao e ai suoi trecento azionisti una miriade di succulenti contratti cinesi per l’Italia. E avrà da Obama in Vaticano un buffetto per il papa, il buon Benedetto. Nonché i ringraziamenti di Medvedev. E degli africani, capitanati da Gheddafi, roba da occultare la trepida bontà di Veltroni, “La Stampa”, Armani e tutti i geldoffisti recenziori. Dopo aver trombato senza conseguenze con una D’Addario. Roba da conferenza stampa ininterrotta, per tutta l’estate.
Bisognerà allora rivedere il giudizio su quest’uomo: si diceva che avesse successo perché è uno pratico, un realizzatore, come lui si definisce. La cosa non va più bene dacché Bernie Ecclestone, un Lord non un commoner qualsiasi, e il sacro "Times" di Murdoch elogiano Hitler come una grande realizzatore. Allora, se anche il terremoto gioca per lui, non sarà un predestinato? C'è da temerlo, questo destino comincia a pesare anche ai suoi.

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