Stamani mi sono alzato alle sei, quando mi sono svegliato. Avendo deciso da qualche tempo che è inutile tentare di riaddormentarsi, si finisce per poltrire tra pensieri cupi, che alzandosi invece si dissolvono. Ma alle otto ero nero. E senza che fosse successo nulla nelle due ore. Oh sì, alle sette apre il giornalaio, e alle otto avevo finito di leggere il giornale. Anzi, di rileggerlo. Con sgomento, come ora che sono le undici, e ho potuto conversare col barbiere, il macellaio, il vinaio, il fruttivendolo, di niente di speciale e anzi delle consuete trite banalità, ripetute, ripetitive, me ne rendo conto, che comunque però vedono la televisione, e non si censurano. Il giornale promette in grande la lista svizzera dei conti segreti. Con commento. Ma si tratta dei conti americani. Quelli milanesi sono dentro, in uno dei tanti articoli della cronaca cittadina, non fra i più importanti, anche se si calcolano in 40 miliardi (quaranta miliardi?). Milano merita la prima e una pagina perché progetta una divisa per i tassisti, naturalmente firmata. Una pagina dice la Sicilia milionaria col Superenalotto, perché s’intasca l’imposta erariale, una piccola parte. Un’altra dice Buccinasco feudo della ‘ndrangheta. Il che non può essere vero, e comunque, per un meridionale, tanta insistenza è odiosa. Una pagina è sulla potentissima figlia di Berlusconi. Una, come tutti i giorni, su cosa pensa e dice Mourinho – che per fortuna ha trovato in Lippi uno capace di mandarlo a fare in culo. Questo nel giornale più diffuso e stimato d’Italia.
Non c’è il gelato che non si scioglie. Nobilitato dall’Unione europea per essere un Ogm, e quindi un prodotto moderno, nonché della Unilever (Algida), che tutto può a Bruxelles. Il gelato che non si scioglie? Non ci sono le censure di Fernanda Pivano all’innamorato Pavese. Non c’è l’Ici al sette per mille in due terzi dei comuni italiani sulle seconde case – gli assessori sono voraci.
C’è un mondo di fuori che è putrido. Che dovrebbe essere il nostro mondo, la città, la società, la cultura, l’Italia che ci tiene in vita malgrado le eterne frasi fatte di sempre col barbiere e il macellaio. Ed è invece pregna di furbizia, faziosità, cretinismo, fino a scoppiarne.
Ho cambiato il giornale, lasciando quello nel quale sono cresciuto, la coscienza laica della nazione. Perché appunto si specializzava in cazzate, purché urticanti, un pugno nello stomaco, un calcio nei coglioni, eccetera. Ho preso questo, che tutto sommato è il giornale dei vescovi, a partire da quel bacchettone di Bazoli. Insomma, non c'è rimedio. Non alzarsi alle sei? Non leggere il giornale? Ma c’è un totalitarismo dell’informazione (dell’opinione pubblica, poveretta) contro cui è dovere civico opporre resistenza.
Poiché non è possibile fare i partigiani alla macchia, proviamo con gli appelli. Presidente Napolitano, lei che ha a cuore la libertà di stampa e del pensiero, spenda una parola buona col Lor Signori. Che ci facciano un giornale. Se non eccellente, che almeno non ci prenda in giro. Siamo nella società totalitaria dell’ipocrisia e l’idiozia, e lei ne è il Presidente. Si ribelli.
giovedì 20 agosto 2009
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