Riascoltare “Thriller”, il suo album di maggior successo, dopo venticinque anni, impressiona per la voce da ragazzo imberbe, se non bianca, di uno che ne aveva venticinque già compiuti. E ogni altro aspetto della sua vita scandalosa riallinea in coerenza con questa immagine – è solo strano che non la si sottolinei: la ricerca inesausta dell’infanzia che non ha avuto, la nostalgia, la sofferenza. Nevrotica, perché Jacko è stato insieme un fanciullo attardato e l’adulto che ricerca, rivuole indietro, l’infanzia. La ricerca conducendo per di più in modo sbagliato, con se stesso padre protettivo e amico, per essere già una star, invece che in un’altra figura esterna, materna se non paterna. Con questa sola piccola differenza, e con quella dell’età, durata forse troppo, Michael Jackson è in tutto la copia di Mozart, all’epoca dello show business naturalmente.
Lo scandalo in cui si è avventurato, quando non gli è stato cucito addosso a scopi commerciali, è tutto qui, nella ricerca dell’innocenza. In forme parossistiche, con le bambole, il colore, il famoso sbiancamento, la paternità accanitamente ricercata, di figli anche non suoi. Che è il dramma, seppure da loro vissuto in maniera più composta, dei suoi fratelli e sorelle, con i quali bambino compose i Jackson Five. Tutti sensibili ma gestiti da un padre avido come attrazioni, guitti da circo. Una discendenza che purtroppo ha continuato a perseguitare Michael in vita, e ora anche in morte. Una sensibilità che solo il barbaro diritto americano degli avvocati a percentuale ha potuto trasformare in pedofilia, un attacco fra i tanti ai diritti, al suo patrimonio.
La vita, e la morte, di Michael Jackson consente anche di risolvere il giallo della morte di Mozart, se non del genio. Si lega il genio con lil sacrifio dell’infanzia alla insensibilità dei padri? Sherlock Holmes inclinerebbe personalmente per il sì, ma alla fine non saprebbe rispondere. È invece evidente che non si può vivere molto né bene con un tale peso nel cuore, essere cresciuti senza affetti. E che Mozart tutto sommato è morto all’età giusta – ci ha evitato i pannoloni e il laccio emostatico: tanto dolore si sopporta evidentemente male fino ai cinquant’anni.
venerdì 7 agosto 2009
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