lunedì 3 agosto 2009

La Lega delle sanatorie

Si potrebbe dire abbaia ma non morde, ma non è così: la Lega, impedendo una politica dell’immigrazione, fomenta il campo più rischioso di disordine, e anche di delinquenza. Bossi è nato politicamente, e cresce, fomentando la xenofobia, sia pure nell’aspetto di un italianofono del Sud. Salvo poi avallare, se non promuovere, le più cospicue e incontrollate sanatorie degli immigrati clandestini che abbiano uno straccio di lavoro.
Bossi personalmente ha reso impossibile, nella legge che porta il suo nome con quello del galantuomo Fini, la regolazione dell’immigrazione, negli accessi, e fra i clandestini che hanno comunque un lavoro. Ci vuole da un anno a un anno e mezzo per avere un permesso di lavoro, che dura un anno… Si può dire che era così già sessant’anni fa, agli albori della Repubblica che non sapeva staccarsi dal fascismo, specie a Milano: James Hadley Chase ci scrisse nel 1952 un romanzo giallo che ancora si vende, “Inutile prudenza”. Si può dire l’efficientismo lombardo all’opera. Ma non è materia di scherzo. L’opportunismo di Bossi alimenta l’insicurezza, il mercato clandestino (degli ingressi, delle pratiche di un anno mezzo, delle sanatorie), e la non qualificazione dell’immigrazione – chi fa un anno e mezzo di pratiche per un permesso di lavoro che dura un anno?
Una università di Milano ha dovuto rinviare a casa uno studioso indiano a cui teneva perché dopo un anno non gli aveva ottenuto un permesso di lavoro. Una sorta di girio dell'oca, seppure in età postpuberale, e non si può escludere che Bossi alla fine non sia un mattacchione. Milano dà la colpa a Roma, e anche questo fa parte del gioco, perché no. Ma, poi, questo è tutto, Milano continua a votare Bossi, anzi, con più lena.

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