Si annuncia una frana parlamentare, invece che una diga, sul regolamento delle intercettazioni. Alla conta, a favore di Alfano, c’è già non solo Casini, ma anche una metà del Pd, compresi alcuni ex diessini, che apertamente criticano D’Alema. Il calendario vede ancora per un mese alcune levate di scudi in favore della libertà d’informazione: lo sciopero dell’altro sabato, e il congresso democratico. Ma quasi tutti gli ex popolari, che ormai si vedono minoranza dopo il congresso, eccettuati forse i soli Franceschini e Rosy Bindi, sono per una regolamentazione delle intercettazioni. Mentra tra gli ex ds monta il sospetto che il ritorno di D’Alema si regga su una nuova stagione di veleni giudiziari, attraverso i giudici di Bari e il “Corriere della sera”, che di tutto lo schieramento democratico privilegia proprio il pugliese ex presidente del consiglio.
La frana è avvenuta con la pubblicazione dei verbali di Tarantini. Che per molti sono stati la conferma di una rete molto vasta d’intercettazioni. Anche sugli stessi atti giudiziari. Conniventi all’evidenza alcuni apparati giudiziari. Che farebbero capo a D’Alema, oltre che al “Corriere della sera”. La prudenza tradizionale, e forse d’obbligo, su questi argomenti è all’improvviso abbandonata: se ne parla esplicitamente, e anche con forza polemica.
I vecchi Dc del qui lo dico e qui lo nego hanno cambiato pelle? Improbabile. Ma è come se la forza del partito della ingovernabilità, finora molto temuta, non lo fosse più.
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