Fini si tira fuori dal patto per l’unità d’Italia? Il presidente della Camera è rimasto solo, alla festa milanese del suo partito, tra gli sponsor del patto nazionale destra-sinistra, Tremonti e il “Corriere della sera”. Il patto che lo stesso Tremonti ha lanciato un mese fa sul “Corriere della sera”, d’accordo con Bazoli e D’Alema, col pretesto delle celebrazioni, l’anno prossimo, dell’unità d’Italia. Per un governo di unità nazionale, anche senza Bossi, sicuramente senza i dipietristi, nell’ipotesi “in morte di Berlusconi” – in morte politica, beninteso,
Tremonti è stato al copione. Ha fatto finta che Fini non l’abbia sabotato in tutti i modi nel passato governo berlusconiano, sulla finanziaria, che disse “truccata”, ed era vicepresidente del consiglio, la vendita degli immobili pubblici, la questione Fazio. Fino a farlo cacciare brutalmente dal governo stesso. Il presidente del consiglio in pectore ha anzi elogiato Fini per la sua sagacia sulla questione immigrati. E ha proposto di riportare al centro la famosa questione meridionale, altro ritornante cavallo di battaglia del presidente della Camera, nelle pause della sua signorile distrazione. Ma non è stato ricambiato: Fini gli ha confermato la sua altezzosità, da superba seconda o terza carica dello Stato.
Il motivo non è stato capito. O è Fini stesso che si vuole candidare all’unità nazionale. Oppure il presidente della Camera ha capito che a Milano non è aria di aperture verso gli immigrati, per la cittadinanza e il diritto di voto, prematuri, demagogici, e per la questione meridionale, che è solo parole. D’Alema, che è stato a Milano per altri convegni e avrebbe dovuto fare il secondo passo, d’altra parte non si è sbilanciato. Si sa che da sempre ritiene Fini il suo dioscuro, uno col quale gli piacerebbe dividere il futuro dell’Italia. E che sarebbe perplesso sulla capacità di Tremonti di tessere la tela: “Tremonti non è Amato”, è stato sentito dire.
Il congresso democratico ancora non è chiuso, e D’Alema non ha voluto rischiare di danneggiare Bersani? È possibile. Ma c’è anche chi gli consiglia di puntare su Casini. Che sarebbe miglior uomo di collegamento politico, per una sorta di Dc interpartitica. Senza essere più forte di Tremonti.
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