Della “Questione morale”, di cui in un anno Goldhagen ha fatto nel 2003 una nuova edizione, il titolo intiero è: “Una questione morale. Il ruolo della chiesa cattolica nell’Olocausto e il suo mancato dovere di ravvedimento”. Forte, come si vede. Da polemista che sa vendere la sua copia in più. Se non che Goldhagen è storico a Harvard, e pretende di aver fatto opera di storia. Per le colpe di Pio XII, ché di questo si tratta - le prove essendo tratte preferibilmente da una Susan Zuccotti, una che il papa l’ha demolito: “Le sue prove hanno letteralmente distrutto la reputazione del pontefice”.
Nella nuova edizione della “Questione morale” Goldhagen fa una pomposa introduzione, piena di se stesso, ignaro del dibattito sulla Colpa. Hannah Arendt liquidando come una che tolse sistematicamente ai carnefici la patente di antisemitismo. E non sono i Vangeli, e altri libri del Nuovo Testamento, antisemiti? Per chiedersi, alla fine del nuovo capitolo: “Quando si tratta dell’Olocausto, l’indagine sulla Chiesa e i suoi rappresentanti incontra un muro di prudenza. Come mai?” Già, come mai l’Olocausto si affida a libri come questo, pieni di chiacchiere e livore, che fa così largo uso dei peggiori (più scaltri) stilemi e artifici dell’antisemitismo?
Il precedente “I volenterosi carnefici di Hitler”, del 1997, s’era fatto notare per altre due studiate esagerazioni. La più ovvia è che tutti i tedeschi erano e sono antisemiti, anche Niemöller e Karl Barth – che però è svizzero. Anche, e più di Hitler, i congiurati di Stauffenberg. Questo perché il conte era cattolico. In generale, e così per i due teologi, Goldhagen, che tutto lascia presumere un non credente, alza gli steccati su basi religiose, da fondamentalista ebraico. La forzatura più insidiosa è, d’acchito, al primo capitolo, la certezza che gli ebrei non c’entrano con l’antisemitismo, che “l’antisemitismo senza gli Ebrei era la regola nel Medio Evo e nell’Europa moderna”, permanente, anche se più o meno manifesto.
Il rischio che i due fortunati libri comportano è più generale: dell’unicità dell’Olocausto, che ha solo il significato di esclusività. E non può essere, l’Olocausto non dev’essere la ricostituzione di un ghetto, sia pure di Giusti. L’allegro oltranzismo di Goldhagen è esemplare di come l’Olocausto non si debba isolare, non nella storia, dalle politiche generali di sterminio di Hitler, dal Novecento, dalle guerre e le rivoluzioni del secolo così tanto, troppo, lungo.
Daniel Goldhagen, Una questione morale, la chiesa cattolica e l’Olocausto
I volenterosi carnefici di Hitler
mercoledì 16 settembre 2009
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