Con l’archivio generoso di “Repubblica” raccontiamo alcuni aspetti del ricchissimo 1989, venti anni fa, che i giornali, vuoti, non raccontano: il comunismo sovietico che finisce nel disonore.
8 ottobre
“LA PERESTROJKA CI CONSOLA”, di Domenico Del Rio
SEUL - Papa Wojtyla sorvola la Russia ed elogia la perestrojka. "È una consolazione", dice. Elogia la fede del popolo russo. "La luce viene dall’Oriente", esclama. Giovanni Paolo II sta andando a Seul, prima tappa di questo suo viaggio in Estremo Oriente. È la prima volta che un papa attraversa i cieli dell’Unione Sovietica, Gorbaciov gli ha dato il permesso di transito.
13 ottobre
BERLINO FINISCE L' EUROPA DI JALTA, di Bernardo Valli
ANCORA venerdì scorso migliaia di giovani in camicia azzurra sfilavano con le fiaccole sulla Unter den Linden. Erich Honecker era fiero di poter mostrare a Gorbaciov, accanto a lui sul palco, quella bella e fedele generazione tedesca figlia della rivoluzione. Chi stava tra la folla non aveva dubbi sul significato di quell’imponente spettacolo. Il vecchio padrone di casa voleva convincere il dubbioso (e detestato) ospite che non tutti fuggivano dalla Germania Orientale come da un lager, voleva dimostrare alle telecamere europee e in particolare a quelle tedesco-occidentali che molti giovani si identificavano ancora con lo Stato socialista, nonostante l’esodo verso Ovest. Davanti a quelle immagini trionfalistiche un osservatore appostato all’angolo della Friedrichstrasse poteva anche lasciarsi convincere. Ma per breve tempo. Infatti, poche ore dopo quella fiaccolata prussiana, Honecker veniva platealmente umiliato in quello stesso centro di Berlino Est, probabilmente dagli stessi ragazzi e ragazze che si erano appena tolti di dosso le camicie azzurre della Freie Deutsche Jugend, e che riversatisi all' improvviso sulla Alexanderplatz invocavano Gorby e libertà.
17 ottobre
“QUEL MURO È INUTILE”, di Ezio Mauro
MOSCA – “Io non so se vedrò la fine del muro di Berlino. Ma so che i fatti nuovi della Germania Orientale e dell' Ungheria, lo sconvolgimento di tutto l'’Est, e la stessa perestrojka hanno ormai tolto a quel muro ogni suo significato”. Willy Brandt è a Mosca, circondato dagli onori di un capo di Stato… Ma fuori da ogni protocollo, sono i ragazzi della perestrojka che alle quattro del pomeriggio lo circondano nell' aula magna dell’Università e strappano i foglietti dai loro quaderni per spedire le domande all’uomo dell’Internazionale Socialista, solitario e imponente sotto il busto bianco di Lenin, tra le bandiere rosse dei giganteschi mosaici ipersovietici. Oggi, per i ragazzi di Mosca, è uno di quei giorni in cui la politica diventa simbolo: il protagonista dell’Ostpolitik che torna a Mosca nel momento in cui la questione tedesca riesplode nel cuore dell' Europa, la perestrojka incoraggia la fuga di massa da Berlino Est e l’Occidente incomincia a chiedersi se Gorbaciov riuscirà a governare la crisi che ha innescato nella sua parte del mondo.
(continua)
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