Giuseppe Leuzzi
Oslo è la Locride nella ricostruzione omerica di Felice Vinci, ingegnere nucleare, quindi da tempo disoccupato, che l’“Iliade” sposta nel Baltico e l’“Odissea”. In un “Omero nel Baltico” che le Librerie del Sole per bambini vendono illustrato. Per l’avventura, e per il relativismo culturale, nel senso che tutto si può dire, tutto l’immaginabile. Troia è verso Helsinki, resta da trovare per l’ingegnere Itaca, un’isola ospitale.
È una estensione della Dea Bianca di Graves, che i greci portò fino in Scandinavia. E tuttavia non è ammissibile un Vinci che porti Odino a Reggio Calabria. Nemmeno a Siracusa. Benché i miti nordici siano pieni di eroi giganti, che combattono in perdita. Vinti, o comunque condannati.
La dottoressa Christine Pellech, studiosa d’Austria, paese senza mare, deduce invece dall’“Odissea”, in particolare dalla colorazione dei mari, che per i greci la terra non fosse un disco ma una sfera, per cui correvano in tondo, non da qui a lì. Le questioni omeriche sono geopolitiche, si sa che Omero, cieco, ha idea vaga dei colori, specie del mare.
La studiosa è la stessa che gli Argonauti ha spedito tempo fa in Scandinavia. Apollonio Rodio è occupazione cara da tre secoli alla Mitteleuropa, il periplo degli Argonauti, che si faccia nell’Adriatico se non in Scandinavia.
Napoli è anema e core con Julia Roberts. La diva è in città per girare una scena in pizzeria. “Per la produzione c’era però poco colore”, informa l’Ansa, “così sono stati stesi finti panni ai balconi di Forcella”. Perché finti?
In “Coppi e Bartali” dice Malaparte che i toscani e piemontesi sono ritenuti essere, e lo sono, i più intelligenti tra le popolazioni italiane. È la chiave strapaese che ritorna col leghismo. Come erano, e sono, ritenuti i meridionali? A parte che lazzaroni.
Il calabrese si vorrebbe tenace, posto che è il testardo per definizione. (“testardo come un calabrese”). Ma non è la stessa cosa. La tenacia implica impegno continuo, umore costante, equilibrio. La testardaggine può invece essere puntiglio, e abitudine. E dall’altra di accesiooni, punte di orgoglio, fino alla collera, incontrollata e breve. Il calabrese è piuttosto sentimentale. Su un fondo di privazione. Che non è povertà, non di mezzi naturali, perché la natura è sovrabbondante in Calabria. Ma di governo, di cultura – di rispetto cioè di sé.
La giustizia negataMafia
Dimostra che o la sopravvivenza del più forte è una caricatura della teoria evoluzionista, oppure che l'evoluzione è sbagliata. Sempre il mafioso, dopo avere eliminato dieci, venti, cento avversari e concorrenti più forti di lui, viene eliminato senza residui e senza sforzi, o da un altro mafioso meno forte di lui, oppure da un debole, un incensurato, un ragazzo, uno scemo, una donna, una spia.
Ron Dennis, Max Mosley, Bernie Ecclestone, dopo i banchieri: dove ci sono soldi il malaffare è inglese. A danno di latini, la Ferrari, la Renault, Briatore, Alonso. È mafia? No, è massoneria. Ma è la stessa cosa. E in più controlla – fa – l’opinione, il “Times”, il “Financial Times”, l’“Economist”, eccetera.
È una delle forme legalitarie del crimine, costituzionali: si sviluppa a mano a mano che scopre che anch’essa è protetta dal diritto. Il vecchio mafioso era conscio di essere un bandito. Non più o meno cattivo, ma fuori dall’ordinamento sociale. Il mafioso (appalti, droga, banca e finanza, protezione) si forma quando scopre che è un cittadino come gli altri, protetto quindi dallo stato, a meno che lo Stato non provi che si è comportato male. Cosa improbabile, perché il delitto contro la proprietà tende a scomparire come categoria penale, e perché basta concentrarsi solo un po’, con l’ausilio dei migliori consigliori su piazza, per occultare le prove. Il banditismo scompare, appare un’altra forma di accumulazione.
Il solo delitto in qualche modo perseguito essendo quello di sangue, ecco perché il vero nemico della mafia è la concorrenza.
C’è un che di ribellismo irrazionale nella mafia: il mafioso accumula violenza sapendo che in nessun caso potrà beneficiarne. Se non arrivano i carabinieri, prima o poi lo colpirà il nemico, il veccio mafioso o il nuovissimo.
È opera di devastazione, non di costruzione di un ordine: le analisi che ci vedono un fattore di governo sono deboli, troppo - non innocenti.
È araba fenice, ogni giorno rinasce. Ogni volta che un'azione antimafia si conclude, e se ne fanno una al giorno, bisogna chiedersi se essa stessa non è un atto di mafia. Un criterio è: si perseguono gli estorsori in attività, gli immobiliaristi e le imprese mafiose in attività, i trafficanti di droga, di carne umana e di falsi in attività oggi, oppure i latitanti di venti, trenta e quarant'anni fa?
Antimafia
Il figlio di Ciancimino collabora. Per dire che Berlusconi è la mafia. Cioè lo dice e non lo dice – parla di papello, che è tutto dire (i siciliani, sempre più intelligenti degli altri, sono molto scoperti, parlano come pensano: papello sta per documento nel gergo della goliardia).
Il figlio di Ciancimino collabora e non collabora. Aspetta prima di sapere quanti anni gli condonano, e quanta parte del patrimonio, accumulato dal babbo in Svizzera, Canada, Venezuela e Bangkok, potrà conservare.
Giustizia? Giustizia per il Sud? Antimafia.
Ciancimino fu carcerato per un periodo a piazza di Spagna a Roma. Proprio così, il capo dei capi. In casa sua, una delle tante. Col solo obbligo della firma, ogni giorno dai carabinieri in piazza San Lorenzo in Lucina, la piazza dietro il Parlamento di cui Rutelli aveva fatto un salotto politico en plein air. Quando non era indisposto, e non si poteva fare i cento metri, cioè via Condotti. Democraticamente, infatti, dai carabinieri ci andava a piedi, piazza di Spagna, san Lorenzo in Lucina e via Condotti sono isola pedonale.
Massimo, il pentito non pentito, era personaggio vispo e in vista di questa Roma privilegiata. Quando non viaggiava tra i possedimenti di famiglia nei tre continenti.
leuzzi@antiit.eu
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