Il giorno dopo sul “Corriere della sera” le ragazze di Tarantini fanno miglior figura del “Corriere” stesso il giorno prima, e delle sue celebri giornaliste. Che le stesse hanno denunziato ampiamente il giorno prima, senza averle sentite, come prostitute. Sulla base di verbali giudiziari di cui affermano di non avere copia. È come un profumo di verginità, ancorché corrotta, stregonesca, a petto di vecchi inquisitori. E questo è il segno del degrado dell’Italia, che il suo miglior giornale sia peggio di ragazze di poca virtù.
Del degrado dell’Italia politica, poiché è di questo che si parla. Sotto la sferza della questione morale di giudici senza scrupoli, che sono essi stessi la questione morale. E dei giornali per bene: il “Corriere” fa parlare le ragazze, il giorno dopo, per accortezza avvocatesca, per poter far valere eventualmente in tribunale, su eventuali richieste di danni, un’informazione equilibrata. Dopo aver marchiato le stesse ragazze indelebilmente.
A Bari non ci sono dubbi in proposito, incluso nella redazione locale del quotidiano milanese. Dell’inchiesta sul magnaccia Tarantini sono depositari la Guardia di Finanza, un giudice Scelsi di cui finora mai nulla si è saputo, benché vada per i sessanta, e la cronista giudiziaria Sarzanini. La quale pubblica a intervalli regolari gli atti, non rilevanti penalmente, di cui è terminale il giudice. Il quale, il giorno della pubblicazione, si reca al “Corriere della sera” per chiedere la fonte dell’indiscrezione, che tanto pregiudizio reca al capo del governo. Facendosi opporre il segreto sulle fonti, sacro alla libertà d’informazione, e comunque la non disponibilità dei verbali stessi che sono all’origine dell’indiscrezione.
Una commedia? La Guardia di finanza fu nel 1994 latrice del celebre avviso di reato inconsistente, che, anticipato dal “Corriere della sera”, fece cadere il governo – anche quello era presieduto da Berlusconi. Sempre attiva sul fornte della informazione-disinformazione, con il suo efficientissimo Ufficio I, e capi ben sintonizzati politicamente, con D'Alema, con Visco. Ma nessuno ne mette in dubbio la correttezza. Mentre i giudici invece sono sacri, ancorché felloni, per definizione. Il giudice Scelsi è stato appena assolto dal Csm per la prima tornata delle indiscrezioni. Volendo credere alla libertà d’informazione bisogna accontentarsi di briciole. E su queste purtroppo il raffronto è poco lusinghiero, sul fronte della decenza oltre che delle curve.
Singolare è che alcune delle ragazze non conoscano Tarantini. Viene quindi il dubbio, il ragionevole dubbio direbbero i verbali, che Tarantini ha avuto i nomi da verbalizzare dagli inquirenti: vecchia pratica delle vecchie questure, anche se a Bari se ne occupa la Guardia di finanza. Mentre si sa che Sarzanini e Scelsi lavorano a pubblicare il contenuto delle telefonate tra Tarantini e Berlusconi. Che sono “decine e decine”, assicura Sarzanini, la quale naturalmente non le ha, lo sa per grazia infusa. Ma la pubblicazione passa attraverso il “pentimento”: Tarantini deve farsi processare, non scegliere il rito abbreviato, e in dibattimento chiedere le trascrizioni per potersi difendere. In cambio di che?
venerdì 11 settembre 2009
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