martedì 27 ottobre 2009

Una storia balzacchiana di Balzac

Un’agiografia. Nel 2009. E tuttavia non inutile. Balzac visse accasciato tutta la vita sotto i debiti. Si sapeva ma non abbastanza: non erano debiti di un tenore di vita eccessivo ma quelli accumulati in gioventù con le attività di imprenditore. Tanto era incapace negli affari quanto invece di vena facile e speciale acume nella scrittura: scrisse quaranta volumi in cinque anni, ai suoi vent’anni, libri di vario genere, che pubblicava sotto vari pseudonimi, e ai trenta-quaranta, dal 1827 al 1848, novantasette opere, trentamila pagine, quattro-cinque in media al giorno, di cui rivedeva le bozze normalmente dieci-undici volte, nel mentre che viaggiava, come gli piaceva, e chiacchierava.
Una fulminante storia familiare di Daria Galateria non tralascia peraltro nell’introduzione le parti crudeli: di un bambino abbandonato a otto anni in collegio, nel 1807, perché la mamma aspetta un figlio adulterino, e non dal più ambito dei suoi tanti amori, fino ai quattordici anni, quando entrò in coma. In tutti quegli anni aveva visto due sole volte, di sfuggita, il padre. Ne erediterà un risentimento costante oltre che la goffaggine in amore. Da genitori, tuttavia, che non si penserebbero migliori. Il padre, amministratore di ospedale, aveva aperto dei laboratori per anziani in grado di lavorare, ai quali faceva corrispondere un salario. La madre lo accompagnerà vigile nell’inseguimento del successo, firmando per lui le cambiali al momento dei fallimenti. Le buone intenzione possono essere assassine. Ne viene fuori una storia molto balzacchiana di Balzac.
Un piccolo cameo balzacchiano è anche il ritratto di Honoré che a ogni rovescio si rimonta. Che è il segreto della creatività dell’uomo “Solo la realtà ammette l’inverosimile, a me è consentito solo il possibile”. E della sua innocenza di vivere: “Perché la sofferenza passata, agiungendosi di continuo alla sofferenza presente, opprime l’anima con un peso schiacciante”. Nell’indifferenza dei critici – i più benevoli gli chiedevano: “Ebbene, Balzac, quand’è che ci farete leggere un capolavoro?”.
Laure Surville Balzac, Balzac mio fratello, Sellerio, pp. 180, € 9

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