La Sicilia fu annessa così. Garibadi lasciò Depretis prodittatore a Palermo. Uno che era arrivato in Sicilia a luglio come rappresentante del re. Passando la notte a Genova prima d’imbarcarsi con Bertani, capo dei radicali. E la stessa mattina del suo arrivo a Palermo con Crispi. Un mediatore, l’inventore della Sinistra, e del trasformismo.
Depretis era stato mandato da Cavour a Palermo per promuovere l’annessione, e fece valere molte mozioni popolari favorevoli. Crispi lo ridicolizzò spiegando che le petizioni erano pagate oppure false. Depretis reagì accusando Cripi di corruzione: se la faceva con i vecchi borbonici, e pagava la propaganda per la Repubblica e per l’Autonomia.
Quando Garibaldi attraversò lo Stretto, Crispi accusò Depretis di tradimento. Depretis a sua volta accusò Crispi di tradimento. Crispi allora si dimise e s’imbarcò per Napoli. Depretis prese la stesso vapore. Garibaldi diede ragione a Crispi, ma Crispi non tornò più a Palermo - anche perché aveva capito che le decisioni si prendevano a Napoli.
A Palermo ci andò lo stesso Garibaldi, che il 17 settembre annunciò alla plebaglia la destituzione di Depretis, senza spiegazioni, la sua sostituzione col toscano Mordini, per formare un “gabinetto rivoluzionario”, e la decisione di proclamare a Roma Vittorio Emanuele re d’Italia.
Sarà il destino dell’isola, di essere terreno di scontri altrui.
Le elezioni generali il 27 gennaio 1961 videro la vittoria del governo, una stragrande maggioranza cavourriana. Anche Napoli e la Sicilia, roccaforti radicali, votarono per il governo: i leader repubblicani, Bertani, Cattaneo, Ferrari, Guerrazzi, Mordini, recuperarono miracolosamente al ballottaggio.
Nell’autunno del 1860, Cavour dovette organizzare in fretta l’occupazione dell’Umbria e della Marche per trovarsi pronto all’incontro con Garibaldi che aveva conquistato Palermo. A difesa del papa, in quello che poi sarà lo scontro, tutto sommato lieve, di Castelfidardo, si raccolse un’orda di “mercenari stranieri”, Cavour lamentava nei suoi ultimatum al cardinale Antonelli. La componevano giovani eredi della vecchia aristocrazia europea, contadini polacchi, vagabondi irlandesi, molti francesi, incluso il generale del papa e dell’imperatore Lamoricière, che odiavano l'imperatore Napoleone III, tra essi alcun borbonici, quali il mangiatore di fuoco vandeano Athanase Charette, che si consideravano crociati e martiri della fede. La sera prima di Castelfidardo, Lamoricière e gli altri generali si prostrarono con la fronte a terra durante la messa, in atto d’ingraziamento.
Era il momento in cui, da Palermo, Garibaldi tempestava il re perché licenziasse Cavour. Cavour istruì i suoi di tenersi in buoni rapporti con Garibaldi. A Nigra scrisse: “Speriamo che (la vittoria di Castelfidardo) ci dia forza sufficiente a impedirgli di rovinarci”. Noi, l’Italia.
Il Garibaldi Panorama
Alla fine del Settecento il “pubblico” avido di conoscere realtà ed eventi che non poteva vivere direttamente ebbe a disposizione uno strumento del tutto nuovo: i panorama. Si trattava di dipinti circolari, di grandi dimensioni, che venivano installati in un edificio appositamente costruito, di forma cilindrica, con una piattaforma visiva al centro. Dopo alcune prove preliminari in Scozia, il primo tipo di panorama fu mostrato a Londra nel 1788 ed ebbe fin da subito un grosso successo commerciale.Uno dei pochi panorama ancora oggi esistenti è alto circa 1 metro e mezzo e lungo circa 83 metri, dipinto su entrambi i lati. Si dice che sia il più lungo panorama esistente al mondo. Opera di James J. Story, fu completato a Londra nel 1859. Dal 1860, e per qualche tempo, il panorama fu mostrato a migliaia di interessati spettatori in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Dopo varie vicissitudini e passaggi di proprietà, il Garibaldi Panorama è ora, da qualche anno, uno dei “tesori” della Hay Library a Brown University, Rhode Island. È unanimemente giudicato il più affascinante panorama mai prodotto.
Angela De Benedictis, “A Garibaldi Panorama”. Un simposio a Brown University e un progetto di ricerca internazionale, «Storicamente», 3 (2007), http://www.storicamente.org/04_comunicare/debenedictis_brown.htm
domenica 25 ottobre 2009
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