astolfo
Diritti - I diritti politici e civili si mordono la coda. Un giudice americano non estrada in Italia un noto mafioso perché in Italia c’è la tortura. Non in America, che tiene a Guantanamo nelle privazioni alcune centinaia di mussulmani senza difesa e senza identità. Per i diritti di libertà, che aveva inventato con l’Urss (sì, con l’Urss), insieme con Brezisnski e il papa Woytila, Carter abbandonò lo scià per Khomeini. E inventò Bin Laden in Pakistan, per difendere i diritti umani nell’Afghanistan sovietizzato. Clinton e D’Alema hnno fato guerra alla Serbia per liberarla da Milosevic. E per questo crearono un fronte di liberazione mafioso nel Kossovo.
I diritti civili e politici sono insidiosi. Tutte le minoranze potrebbero pretendere diritti esclusivi, e non c’è limite alla partenogenesi, di minoranze di minoranze. I baschi naturalmente, i catalani, oppressi dal castigliano, e perfino i sud tirolesi, che sono diventati, coi soldi di Roma, i più ricchi d’Europa, e quindi del mondo – o forse no, sulla Quinta Avenue a New York ci può essere una popolazione analoga, duecentomila persone, più ricca.
Guerra – Oggi si vuole giusta, pulita, umana. E sempre popolare. Nella discussione su pace e guerra si è sempre al dibattito sulla democrazia ateniese: se sono – erano – i ricchi a spingere per l’espansione, la guerra continua, oppure il popolo, che in Atene comandava. Razionalmente, non c’è guerra che possa essere popolare, ma così è molte volte.
In Serbia i bombardamenti hanno ucciso alcune migliaia di civili, per liberare la Serbia dal suo presidente Milosevic, poi inutilmente dichiarato criminale di guerra, per il palcoscenico di una giudice svizzera, e per liberare i kossovari che non volevano essere liberati, meglio la Serbia che l’Albania, e che comunque non l’avevano richiesto, con l’eccezione di un fronte di liberazione creato ad hoc, per un mafioso. L’ “ingerenza umanitaria” è teorizzata come “diritto d’intervento” da Giovanni Paolo II ai diplomatici il 16 gennaio 1993. Il diritto di (non) intervento è stato rimodulato nell’“unificazione” del mondo conseguente alla caduta del comunismo, sulla base dei diritti umani, che sono ora il fondamento etico di ogni politica. Ma non c’è criterio per far passare i diritti umani come criterio di giustizia. Oggi Roma direbbe che Cartagine è da distruggere perché immola i bambini, i Afghanistan e non solo, e questa è la sola novità.
Iran - Obama ha scritto agli ayatollah evangelico, alla Jimmy Carter. Che poi montò la catastrofica spedizione in elicottero. L’unica cosa che può avere imparato dal suo messaggio è che l’Iran ha una storia molto antica.
Liberale – A lungo è stato sinonimo di antireligioso. Era in tal senso liberale anche il bolscevismo.
Fu questa accezione a indurre il liberale Godetti a sponsorizzare il bolscevismo al tempo di Stalin?
Mistero – Può essere anche un linguaggio, un modo di pensare. Dei celti, per esempio. Oggi della piccola borghesia, dice Adorno: fa parte della sua paranoia della cospirazione universale.
Ma la piccola borghesia ha soprattutto certezze – false ma solide.
Sindacato – Organizza il lavoro dipendente, che rappresenta nei contratti collettivi, e associa i lavoratori pensionati. È minoritario nel mercato del lavoro, rappresentando il 26 per cento della forza lavoro: un quarto dei 23 milioni di occupati (ne rappresentava più della metà vent’anni fa, e il 42 per cento ancora dieci anni fa). Superato da un’organizzazione del lavoro sempre più flessibile, che a lungo ha avversato pregiudizialmente e che ora non sa recuperare.
A lungo ha avversato, oltre che il lavoro dipendente semiautonomo, le regolamentazioni che delle sue varie forme diversi governi hanno tentato (“legge Biagi”). Non tutto il sindacato ma i suoi esponenti, Cofferati, Epifani, che soli si ritengono e sono ritenuti sindacalisti veri, duri e puri. È l’ultima roccaforte del reducismo, di masse in armi e non sanno perché.
Sinistra - La migliore cultura di sinistra è una cultura della crisi. Senza Marx, né Freud, che hanno scopi terapeutici, salvifici. È un coltura della crisi. Senza neppure Nietzsche. È il nichilismo riciclato sotto l’insegna di un esistenzialismo che fiorisce fuori del suo tempo. Heidegger era buono per Weimar, Sartre per il disonore dell’occupazione (per quanto, un cattolico che fa l’esistenzialista, e un cane rabbioso che tace l’ignominia del collaborazionismo… ). Dopo il nazismo e la guerra, sul nichilismo ha fatto agio la democrazia, per quanto prudente e limitata – tenuta in vita da quella formidabile macchina del desiderio, del perfettibile, che sono i media americani. L’esistenzialismo s’è riciclato con la guerra fredda, Sartre col sovietismo, Heidegger con l’americanismo.
Manca una filosofia – riflessione – della società di massa, cioè della democrazia. Dei consumi, compresi quelli culturali, del benessere, della stessa odiosamata tecnologia. La carenza è coperta col vittimismo a buon mercato, detto cultura della crisi. Che è manifestazione tipicamente piccolo borghese, della salvezza individuale che piange nello scontro con la realtà, sia questa solo un ritardo del bus o la cosa alla posta.
Turchia – Si dice Turchia ma di fatto è un mondo “romeo” (greco, bizantino), sottomesso sette secoli fa da alcune tribù turche del centro Asia. I turchi si sono islamizzati per convenienza, per partecipare da posizioni di forza al gioco mediterraneo e poi europeo delle potenze, restando sostanzialmente agnostici – indifferenti, tolleranti. Ma hanno così “separato” la Turchia: non solo la cultura, artistica e politica, anche la popolazione restò sotto di loro “fissata” al momento della conquista, senza più mescolanza col resto del bacino mediterraneo, nelle forme somatiche e mentali (espressive) del tempo. È così che molte fisionomie e parlate mute, nel Salento, in Calabria e in Sicilia sono inequivocabilmente “turche”.
astolfo@antiit.eu
lunedì 19 ottobre 2009
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