Bossi è rimasto zitto, mostrando di non seguire Tremonti, e lo stesso Tremonti non ha posto ultimatum nel faccia a faccia con Berlusconi sabato. In tal senso consigliato probabilmente anche dai suoi sponsor: il progetto dalemiano del governo tecnico destra-sinistra, una riedizione del governo Dini, il capolavoro dell’ex leader diessino, ha perso smalto. Sempre sorretto dai giornali Rcs, ma con molta più cautela dai banchieri che l’avevano fatto proprio.
In contemporanea Fini trovava utile assicurare che lui mai si presterà a un governo che non sia uscito dalle urne. Senza Fini, oltre che senza la Lega, senza cioè una parte del Pdl, un quarto o anche un terzo, non c’è maggioranza possibile contro Berlusconi.
Il progetto Tremonti, come si ricorderà, puntava a un rompete le file, dopo l’abbattimento di Berlusconi, con un governo tecnico, o di unione o ricompattamento nazionale, destra-sinistra. Era stato veicolato un mese e mezzo fa con slancio dal “Corriere della sera”, con una larga intervista-annuncio dello stesso Tremonti il 15 settembre. Che faceva sue anche le prese di posizioni polemiche del nemico Fini. La demolizione di Berlusconi sembrava a via Solferino completa, con l’aiuto di Veronica Lario e Patrizia D’Addario, e il momento quindi propizio. Ma due fatti nuovi sono intervenuti - a parte il fatto che tra i "due nemici" non ci può essere tregua, benché ridotti alla modesta e traformistica scena italiana.
Un fatto nuovo è che Berlusconi resta battagliero, anche se in difficoltà. L’altro è che il momento di Tremonti è passato, e la parola è per almeno sei mesi alla politica. Tutto quello su cui la posizione di Tremonti è dirimente è ormai legge – né Tremonti potrà opporsi a una riduzione dell’Ires. In agenda sono già le elezioni regionali, con la prospettiva di una maggioranza berlusconiana consolidata tra cinque mesi, non solo con la Regione Campania, ma anche col Lazio, e possibilmente col Piemonte e la Calabria.
Il silenzio di Bossi è stato molto eloquente per i fautori della soluzione tecnica, di unione nazionale, della società civile, eccetera. Tremonti solo, senza più la Lega, che non può e non vuole seguirlo sul piano politico e su quello delle tasse, “vale” meno di Lamberto Dini, che aveva con sé la vecchia Dc e Scalfaro.
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