David Lettermann, divo di Fiorello e stella di Sky, si è fatto le collaboratrici del suo show, e lo dice. Ma resta simpatico a Fiorello, a Sky e ai compagni di strada di Murdoch.
Anche Polanski, che ha stuprato una tredicenne, la figlia della sua amante, resta simpatico da questo lato della strada.
Sorpresa, compiacimento, elogi per il “senso dell’onore” evocato da Roberto Saviano a piazza del Popolo.
Nello squallore della manifestazione Cgil per la libertà di stampa ci possono stare. Ma l’onore è il titolo del polpettone mafioso a grande richiesta di Canale Cinque, di Berlusconi cioè, che batte ogni martedì i record di ascolti, “L’onore e il rispetto”. Ed è la passione degli (ex) fascisti, che i writers di destra dispensano in formato gigante a Roma e nelle altre città.
Spiega con Max Weber il fenomeno delle veline e dei divi dei reality il professor Calabrese a Marianna Rizzini e al “Foglio”: “Weber insegnava che il successo va al merito”. E conclude: “Non a caso il trionfo del successo senza merito avviene soprattutto in paesi che non hanno mai avuto un capitalismo sviluppato: Italia, Spagna, Portogallo e Grecia”.
Sarà un tedesco questo professore, malgrado il nome – uno di quelli per i quali l’Europa finisce alle Alpi. Ma professore di che? Forse di retorica: fa fare a Weber due strafalcioni in cinque righe.
“El Paìs”, spiega “la Repubblica”, che col quotidiano spagnolo condivide l’antiberlusconismo, aspetta la salvezza da Telecinco, l’emittente tv leader in Spagna. La salvezza economica s’intende. Telecinco dovrebbe rilevarne, con le stazioni tv, buona parte del debito, 5,5 miliardi, che altrimenti porterà “El Paìs” al fallimento. Telecinco, cioè Berlusconi.
Siamo fobo-fobici, scrive Baumann su “La Repubblica delle Donne”, “adesso abbiamo paura della stessa paura”. Adesso no, l’ipocondria c’è sempre stata. “Adesso” abbiamo Baumann, che solo per questo può ben dire la modernità “liquida”.
“Ci sono settantuno testate di gossip in Italia”: Gianni Ippoliti, che le ha contate per la sua rassegna stampa, lascia così sbalordita Marianna Rizzini, che ha inquisito il “pubblico” (la audience) per “il Foglio”. Beh, si spiega la “civiltà” della società. E la conversione dei francescani?
La grancassa contro Obama, per i morti in Afghanistan, per la riforma sanitaria, per la bomba iraniana, e ora per il fallimento di Copenhagen, la suonano negli Usa Fox, la catena tv di Murdoch, e il “Wall Street Journal” – che, incassati i soldi per le banche, di cui vive, è tornato all’assedio del presidente del miracolo. Anche il “Wall Street Journal” è di Murdoch.
In Italia Sky, la tv di Murdoch, fa campagna invece contro Berlusconi, e per Franceschini. Chi è a destra, e chi a sinistra?
O non sarà che Murdoch dice la verità? Ma questa è dura da far passare.
Obama è stato battuto a Copenhagen senza rispetti da un mondo che l’America non controlla - il calcio, l’Olimpiade – ed è corrotto. È stato battuto senza riguardi dai due dioscuri di questo sport, Samaranch e Havelange, spagnolo l’uno, brasiliano l’altro. Che lo governano malgrado la tarda età, con un sistema di cooptazioni che da solo la dice lunga sulle loro qualità. Ma la sconfitta dura Obama, non ammesso nemmeno alla finale, lui, il padrone del mondo, la deve ai delegati africani. Loro si pagano più facilmente, questa non è etnologia.
Non è la prima volta, i delegati africani si erano fatti pagare per l’Olimpiade invernale in Utah, Usa, quindici anni fa. Obama pensava di non doverli più pagare?
Un certo Bill Emmott, che si qualifica ex direttore dell’“Economist”, la bibbia di Ronchey, si ricrede sull’Europa: “Meglio il sì” ai referendum, “l’Ue va fatta funzionare”. Ha ora un contratto milionario col fraterno giornale “Corriere della sera”, e ha scoperto che gli italiani non contano le bevute che offrono – forse per aver perduto, come lui da “direttore” aveva scoperto, il senso morale. Senza contare il prestigio: un giornalista inglese che in Inghilterra nessuno si fila diventa un’autorità in questo paese, sia pure di merda.
Logica mariniana da Vespa, del candidato democratico che piace agli intellettuali democratici. Il Censis, dice, ha “accertato” che il 60, il 70, o l’80 per cento delle scelte, non ne è sicuro, si determinano alle elezioni con i telegiornali, “il Tg 1 e il Tg 5”. Vuole dire che il Tg 5 è meglio fatto del Tg 1, poiché Berlusconi ha stravinto le elezioni? O che senza il Tg 1 Veltroni non sarebbe arrivato al 30 per cento?
È anche vero che il Censis non censisce i flussi elettorali.
La Cariplo di Giordano Dell’Amore, banchiere devoto, si calcolava nel 1990 che avesse “creato” nel dopoguerra 350 mila aziende, nella sola Lombardia. Che si raffrontavano alle diecine “distrutte”, in tutta Italia, dal mago della finanza Cuccia. Ora Bazoli, altrettanto devoto, fa come Cuccia: a capo della maggiore banca italiana si limita a “fare il bilancio”, non ha creato uno spillo - al più salverà Zunino, un amico.
Non è questione di devozione, allora, ma di dimensioni. Di potere.
Tavaroli patteggia e i giudici chiudono lo spionaggio Telecom, senza danni possibili per le parti lese. Uno. Due: come hanno fatto Telecom, Tronchetti Provera e Pirelli a restare fuori dal processo e dallo scandalo? Pur avendo speso per le intercettazioni 36 milioni in cinque anni. Tre: perché la Consulta ha ritardato e pasticciato la decisione sulle intercettazioni abusive, che invece si presentava semplice? Non per avvicinare la prescrizione e indebolire i reati?
“Oggettivo” è anche Fini, dopo il dottor Marino: “anomalie oggettive” rileva il presidente della Camera nell’iter parlamentare del decreto del governo contro la crisi e per la sanatoria fiscale, e “situazione oggettive” create dai dipietristi al voto finale. È il linguaggio della “nuova classe” politica, che sempre s’inventa quando muoiono i regimi - anche i dipietristi criticano oggettivamente il presidente della Repubblica? O la Nuova Oggettività che si crea sulle macerie? Non può essere il Diamat staliniano – chi era Stalin? È forse la fresconaggine?
Assenteismo monstre di deputati della maggioranza alle votazioni sullo scudo fiscale: avevano dubbi? Ma ancora più vasto tra i casiniani e i democratici: non avevano dubbi.
Mezzo milione d’italiani hanno preferito tenersi l’indispensabile badante a rischio espulsione piuttosto che denunciare un reddito di ventimila euro l’anno.
Ma non è solo antropologia negativa. Molti di quelli che “lavorano” col fisco forse non avrebbero altrimenti di che vivere. Sia pure con la badante.
mercoledì 7 ottobre 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento