Giuseppe Leuzzi
Ras al Khaimah era un piccolo villaggio polveroso di pescatori quarant’anni fa. E anche trent’anni fa, cinque dopo il primo boom petrolifero. Ora organizza e ospita la Cup of America, con le lodi ammirate dei concorrenti, velisti di difficile palato.
Dubai era un creek anch’esso polveroso, da dove partivano la sera le dhows panciute per l’India. Centro del contrabbando, si diceva, dell’oro, di cui sia gli emiri il subcontinente indiano sono ghiotti. Ma le dhows caricavano a vista, alla rinfusa sul ponte, boatte Cirio, sanitari, e materassi a molle, un piccolo cabotaggio, nel quale toccavano anche l’India. Ora Dubai è il primo hub aereo intercontinentale, col più grosso boom immobiliare, dopo Shangai, si è fatte spiagge dorate, e di cascate irrigue adorna i palazzi, gli alberghi e ogni parete.
Del Qatar solo si sapeva che ospitava la flotta Usa. Ora fa l’opinione araba con al Jezira, esporta gas in mezza Europa con impianti di liquefazione d’avanguardia, ha dichiarato re il suo emiro, e si permette un ministro ebreo, anzi una ministra.
L’Oman quarant’anni fa non aveva la luce elettrica, l’emiro si opponeva.
Gli emirati il De Agostini registrava ancora come Trucial States, staterelli della tregua, della tregua dell’impero britannico con i pirati. Non più grandi ognuno di poche tende rifatte in muratura. Al Kuwait come a Umm al Qwain si avevano problemi quarant’anni fa, e ancora trent’anni fa, a portare il latte a casa dal supermercato: senza la borsa termica andava a male. Ora sono non solo il posto più ricco della terra – basta il petrolio. Ma anche il più attivo e inventivo. I principi sauditi, i fratelli del re in carica, quando arrivarono i soldi del petrolio ne rimasero storditi: volevano sbancare Montecarlo, bevevano, compravano yacht superaccessoriati che non usavano. Ma dopo cinque, dieci anni, erano diventati imprenditori, investitori, operatori finanziari tra i più capaci nel loro paese e nell’economia globale.
Tutte le teorie del sottosviluppo e del ritardo economico vanno riviste. Specie quelle della questione meridionale.
L'Irlanda era il paesi più povero dell'Europa occidentale nel 1973, quando aderì alla costituenda Unione europea. Era il paese più ricco trent'anni dopo - malgrado fosse stata il retroterra di una violenta guerra civile nell'Ulster.
Il giudice Mesiano è ripreso da un vicino di casa a Milano a cui è sempre sembrato strano: solo, senza vita sociale, che si fa fare la barba dal barbiere, passeggiando e fumando la mattina in attesa che il barbiere apra. Uno straordinario documento antropologico, su un giudice della Repubblica, su Milano, sui vicini di casa a Milano, su un calabrese a Milano, dove non si passeggia.
Il giudice sarà stato fotografato per vendetta politica, per la sentenza contro Berlusconi, comunicata anticipatamente alla controparte, pubblicata surrettiziamente via email. Non senza motivo insomma, la Lega non nasce sul nulla. Ed è meglio avere il coraggio delle proprie opinioni, anche a Nord. Ma: che ci fa un calabrese a Milano, a cinquant’anni, che la mattina aspetta di scambiare quattro parole col barbiere? Per il “posto”.
È un video di due mondi. Totalmente diversi e separati, benché li unisca il concorso unico nazionale. Si può pensare la sentenza abnorme di Mesiano la sua guerra a Milano.
Dice il ministro Tremonti al “Corriere della sera” il 26 settembre: “Il Centro-Nord, 40 milioni di abitanti, un medio-grande paese europeo, da solo produce più ricchezza della media europea”. È grande come la Spagna, e (molto) più ricco. “Il Meridione d’Italia, 20 milioni di abitanti, grande come Portogallo e Grecia messi insieme, sta invece sotto la media europea”. Ci hanno ridotti a venti milioni.
Sembra riduttivo e anche leghista: ridimensionare il Sud. Ma potrebbe essere una via d’uscita: un Sud sempre più ristretto. Ciò che s’intende per Sud, malaffare, malgoverno. S’intravede già un Sud senza la Puglia, per esempio, se le signore di Bari non faranno più le escort, e senza la Basilicata, così pulita, dove fioriscono anche i calanchi, o la Sardegna. Poi magari il Sud si limiterà in Sicilia ad Agrigento-Palermo, in Campania a Napoli-Caserta… È la filosofia dello shrinking: bisognerebbe ogni tanto “sbagnare” il Sud.
Non c’è avvenire senza storia. “Di tutti i bisogni dell’anima umana, non ce n’è uno più vitale del passato”, è l’asse portante di “Radici” (L’enracinement) di Simone Weil. La distruzione è della storia: “L’avvenire non ci apporta niente, non ci dà niente; siamo noi che per costruirlo dobbiamo tutto dargli, dargli la nostra vita stessa. Ma per dare bisogna possedere, e noi non possediamo altra vita, altra linfa, che i tesori ereditati dal passato e digeriti, assimilati, ricreati da noi”. Non è il passato che manca al Sud, che ne avrebbe anzi, di dice, troppo. Ma “il passato distrutto non ritorna mai più: la distruzione del passato è forse il crimine più grande”. Il Sud manca di tante cose, ma soprattutto di memoria.
È sterminata e inappellabile l’analisi di Simone Weil sul rapporto della persona con i luoghi. “L’eccesso di stabilità produce nelle campagne un effetto di sradicamento”, dice a un certo punto, e corrobora. E la terra è centrale al Sud. Bisognerebbe organizzare per le campagne una sorta di Tour de France. Con tappe di lungo periodo, non in città ma in altre campagne – l’acculturazione attraverso il servizio militare è per questo dannosa, spiegava la filosofa, contribuisce allo sradicamento: il giovane contadino esce umiliato dal confronto con l’urbanizzato, il settentrionale, l’alfabetizzato.
Mafia
È incredibile che Massimo Ciancimino soggioghi giudici, giornali e televisioni con l’incredibile storia del “papello”. E anzi ne produca uno palesemente contraffatto senza essere incriminato per calunnia. Ma è il modo d’essere della giustizia in Italia: si giustifichino Mancino, Amato, Rognoni, Borsellino che non si può più difendere, i carabinieri. Più persone stimabili possono trascinare nel fango, più i giudici diventano attivi, efficienti, risoluti.
L’odio-di-sé meridionale
Fabio Cannavaro è colpevole non colpevole di doping. Cioè non si dopa, ma si dice che è accusato di essersi dopato, ingiustamente certo. Oggi come cinque anni fa, quando l’Inter e la Rai fecero circolare un suo video con una flebo.
Sì, ma perché Cannavaro, uno pensa, e non un altro, magari della stessa Juventus? Si vede che Cannavaro in qualche modo c’entra. È invece no, è Cannavaro e non un altro perché Cannavaro è il miglior calciatore napoletano su piazza. E questo non va giù a Napoli: erano i giornalisti napoletani della Rai, vecchi e nuovi, dello sport e dei tg, chi più furbo, chi più aggressivo, che volevano seppellirlo cinque anni fa - prima che i giudici, napoletani, non trovassero di meglio per affossare la Juventus.
I napoletani sono le prime vittime di Napoli: leguleismo, concussione, corruzione, e la violenza illimitata, molto “onesta”, della Legge. I meridionali in genere sono le vittime del Meridione: altri calciatori di successo, il calabrese Sculli, il siciliano D’Agostino, appena arrivano alla Nazionale trovano un Procuratore della Repubblica che li associa alla ‘ndrangheta il primo, alla mafia il secondo - quando avevano dodici e tredici anni (Iaquinta e Gattuso l’hanno fatta franca, ma per essere andati via prima dei dieci anni).
leuzzi@antiit.eu
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