Decisione in comitato ristretto per la combinata al vertice della Ue. Sul nome di van Rompuy un po’ di coordinamento c’è stato, anche la Farnesina ne aveva sentito parlare. Sul nome della Ashton invece il suggerimento di Brown è stato comunicato unicamente a Sarkozy e Angela Merkel, che hanno risposto: “Fai tu”. Pur di non avere un presidente che governa, quale sarebbe stato Tony Blair, il presidente francese e la cancelliera tedesca hanno delegato la scelta del ministro degli Esteri e della difesa a Brown. E fra i tre la scelta è stata concordata, gli altri ventiquattro membri dell’Ue, compresa la presidenza di turno svedese, si sono trovati il nome pronto senza discussione.
La Farnesina dissimula, come tutti gli altri membri dell’Unione, ma c’è sconcerto più che sarcasmo per la scelta di Brown. Cioè per la delega che il premier britannico ha avuto da Parigi e Berlino. Berlusconi ha finto di benedire la scelta, ma è uscito dal vertice frastornato e anche furibondo. E una reazione si prepara, anche se non si sa ancora come e dove. Da un certo punto di vista, del funzionamento dell’Unione, non c’è fretta: non cambia nulla, l’Ue va avanti come prima. Ma per altri aspetti Roma ha bisogno di sapere, e anche di contare. Se il modello Rompuy-Ashton dovesse passare incontestato, l’Italia si troverebbe tagliata fuori da molti scacchieri nei quali ha, fra i paesi dell’Ue, un interesse prevalente o di primo piano: in Libano, in Afghanistan, in Iran, nell’Iraq dopo il ritiro americano, e nelle intese con la Russia e la Turchia per il gas.
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