Gli amministratore della Juventus sono stati assolti perché il fatto non sussiste dall’accusa di avere truccato i bilanci. Ma la proprietà insisteva per patteggiare, assumendosi gli oneri di un’ammenda. Follia? Incapacità degli avvocati? Può darsi, tutti sanno come vanno le cose in tribunale, gli orientamenti dei giudici non sono arcani, un avvocato anche di media capacità lo sa. Ma non è la prima volta che la proprietà della Juventus scantona a scapito della società e della squadra, la famiglia Agnelli cioè nella nuova versione Elkann. È negli annali la richiesta del loro avvocato, al processo sportivo, di retrocedere e penalizzare la squadra. Non è un caso, quindi, e non è inavvertenza.
Ben altra capacità di difesa manifestano peraltro gli Agnelli-Elkann sui fronti che li vedono personalmente sotto tiro. I fondi neri di cui sospetta Margherita Agnelli. Il riacquisto della Fiat contro le regole di Borsa. Anche i dossier aperti col governo per i trasferimenti pubblici al gruppo. Le disavventure di Lapo. Le fidanzate e le cognate. Si direbbe che usano la Juventus come un cache-sex, una mostra d’ingenuità e insieme di debolezza. Per una petizione di benevolenza: siamo ricchi e potenti ma non siamo cattivi, anzi un po’ coglioni.
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