“Una piccola durata che ho definito «miniatura d’eternità», perché non passa”. Il finale dà il tono dell’opera (libro, musica): Jeanne Hersch ha un suo particolare metodo per capire se un libro è da leggere o meno, guarda subito la conclusione invece dell’incipit, e questo finale rende bene “Tempo e musica”.
Attraverso la musica Jeanne Hersch arriva all’unità dell’anima e del corpo, che è la verità profonda del cristianesimo, dunque da duemila anni. E la intende liberatoria: “Essa è libera. Nutre la nostra libertà” – che è il senso dell’unità di anima e di corpo, la tortuosa (Dostoevskij: “insopportabile”) vicenda della libertà. Ma su questo punto innesta la creazione. Secondo i “fondamenti della musica” del maestro Ansermet: Bach ricrea le regole, mettendole all’opera. Su questo elabora anche le nozioni preziose di “piccola durata”, la durata del concerto (del fatto, dell’evento): “Viviamo al presente, in questa piccola durata nella quale, nonostante il tempo, l’essere ci accompagna, l’essere resta con noi nel cuore della fuga del tempo”. Rimedio non piccolo all’inafferrabilità del tempo e dell’esistenza. Una sorta di storicizzazione dell’eternità, che è della musica e di ogni emozione estetica, o presente storico: “Grazie alla musica noi viviamo, nel tempo, ciò che nel tempo non passa”.
Magisteriale, quasi “padronale”, Jeanne Hersch è tuttavia sensibile: il suo rigore da “figlia del deserto” (C. Miłosz) contempera con la scrittura semplice. “L’uomo ha bisogno di desiderare; ha bisogno della finitudine, della mancanza. Gli uomini non sono fatti per la felicità, nemmeno se le circostanze sono favorevoli, caso assai raro… (Ma sognano) soltanto di sfuggire l’assenza e di raggiungere la pienezza definitiva. Far coincidere il desiderio con la pienezza, in questo consiste il «trascendere»”. La “coincidenza di libertà e necessità” è “la sostanza stessa della musica”. Detto musicalmente, concertato, senza sbagliare i tempi o i toni. Non solo il tempo, anche la creazione si riallaccia così alla comprensione, cioè alla razionalità. Della quale, questo è il nucleo dell’insegnamento di Jeanne Hersch, è parte la libertà, del sentimento come del giudizio. È l’esperienza: lo stesso è dell’innamoramento, di ogni risveglio, della stessa quotidianità.
Jeanne Hersch, Tempo e musica, Baldini Castaldi Dalai, pp. 130, € 13
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