Non c’è paese più diviso della Spagna da un paio d’anni a questa parte. Tra cattolici e laici, tra destra e sinistra, tra affaristi, che più spesso sono di sinistra, e non, tr catalani e spagnoli, o baschi e spagnoli, ora tra ricchi e nuovi poveri, e ancora tra franchisti e repubblicani. Il governo Zapatero ha accentuato in ogni sua singola espressione la divaricazione con la Spagna tradizionale, conservatrice, religiosa, unitaria. A ogni sua iniziativa anzi dando sempre un significato polemico, e perfino estremista, dal matrimonio omosessuale al cambiamento di sesso e all’aborto libero per le adolescenti, molto concedendo agli indipendentisti catalani, radicalizzando perfino la storia della guerra civile, con l’esumazione di fosse comuni e la ricerca di questa o quella vendetta “non giustificata”. Su questa base ha vinto ancora recentemente la riconferma alle elezioni.
La crisi dell’economia lo ha ora messo in difficoltà. E le manifestazioni di protesta del partito Popolare e delle autorità religiose s’intensificano, anche nella partecipazione. Ma non c’è in Spagna l’odio che c’è in Italia. Dove nessuno peraltro estremizza le scelte politiche, e anzi destra e insita pascolano allo stesso centro informe. Gli stessi giornali spagnoli che, in chiave italiana, sanciscono e fomentano l’odio, specie il gruppo Prisa (“El Paìs”), in politica interna sono considerati e mai indulgono all’odio. Lo stesso Zapatero, ospite di Berlusconi recentemente, ha mostrato di non capacitarsi di un odio verso un personaggio da cui pure tutto lo divide, politicamente e caratterialmente.
La ragione può essere che in Spagna di discute e si decide di politica, mentre in Italia no. Non si decide, e non si discute nemmeno. Ma questo è il problema, non la spiegazione. La spiegazione più probabile è che gli organi d’informazione, giornali e televisioni, non sono infetti in Spagna di odio vecchio e mai vaccinato come invece lo sono in Italia, dove anzi le proprietà lo trovano conveniente. Se non in termini di copie vendute e di ascolti, che sono in crisi, in termini di pubblicità e di potere. Il gruppo spagnolo nel quale solo si riscontra l’odio italiano, quello del “Paìs”, è quasi italiano: si aspetta il salvataggio dal fallimento (ha debiti più che doppi del fatturato) da Berlusconi.
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