Decollano infine le celebrazioni della caduta del Muro. Con brio anche. Ma limitandole a cosa tedesca. Nessuna revisione storica, non solo in Italia, in tutta Europa. E non solo a sinistra, che pure in Europa annaspa, anche a destra. Specie a Roma, dove il sindaco Alemanno soprattutto lavora a presentarsi vergine, se non di sinistra – non ci sono stati neofascisti in Italia, nonché comunisti. Non si dice male, pensare, nemmeno dell’Unione Sovietica, che pure nessuno difende, o del solito Stalin – Stalin lo condanna Medvedev ma tra gli sghignazzi: il presidente russo essendo un putiniano non ha diritto di pensare. La caduta del Muro si celebra come una partita di calcio, che la Germania dell’Ovest ha vinto sulla Germania dell’Est.
Dove c’è materia a qualche fotoreportage, la questione viene al più relegata al caso personale. Ceausescu era una belva umana – che era l'unica cosa che non era. Gorbaciov era un sincero democratico – cosa che assolutamente non era, era un burocrate di partito. I capi comunisti tedeschi erano marionette del Kgb – mentre erano tedeschi molto impegnati, sia pure per il totalitarismo alla 1984. Non c'è la Resistenza europea, che ha lottato per cinquant’anni contro il sovietismo: nessun libro, nessun film, nessun documentario, nessuna testimonianza. O anche semplicemente il ruolo dei polacchi, degli ungheresi, dei cecoslovacchi, nel crollo del comunismo. Non c'è il Diamat, il grossolano materialismo storico che ha infettato per mezzo secolo la migliore intelligenza europea. Non c'è il sovietismo perdurante, fino all’ultimo minuto, del Pci, con Berlinguer e dopo, per ragioni di cassa, e per opportunismo. Pur nell’attualità, nell'angoscioso interrogarsi dove va oggi l'Italia, non un'indagine sul perché, tra destra e sinistra, un italiano su tre, e forse uno su due, si sia lasciato attrarre dal totalitarismo – o forse questo c'è, nel silenzio perdurante: non c'è mercato per chi volesse denunciarlo.
mercoledì 4 novembre 2009
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