È il libro di un libraio. Non sui libri, sulla libreria. Attraverso i libri certo, e i clienti affezionati. Materia della narrazione sono i personaggi dei libri, le trame, di più quelle “segrete”, la piccola vita di una libreria. Una “letteraturizzazione della vita”, che l’ironia però alleggerisce e anima, con le illustrazioni “infantili” di Alice Caccamo, e situa dentro le cose. Fulminante l’apertura, il sogno del cane Pallino di Bulgakov, “Cuore di cane”, con le “Uova fatali” della rivoluzione, da cui escono mostri. Una o due riletture sono prolisse. “La metamorfosi” è una, che pure rivede con Kafka i fatti reali della vita, quelli che accadono comunque, la malattia, la separazione. Ma più spesso i libri rivivono con brio, con gusto, gli “Antenati” di Calvino, il Mattia Pascal ovviamente, l’Ivan Il’ic tolstojano, il Dostoevskij delle “Notti Bianche”. Dove emerge incognito il personaggio più sorprendente, tanto è dimenticato: Schiller, lo scrittore delle tragedie - “Schiller aveva rovinato la gioventù dell’epoca preparandola all’anarchia”. O col passeggiatore Robert Walser, ma per entrare nel mondo e non per prepararsi a uscirne, per la buona ragione, s’impenna il narratore, che “mio padre mi ha lasciato in eredità dei pensieri” - una chiusa che Flaiano o Campanile avrebbero invidiato.
Un apologo. Divertito, sotto le allucinazioni di superficie. Divertente. È un classico. Canetti immagina Kien, il suo bibliomane, ascoltare i libri parlare fra loro di notte. Roversi pure, in una recente intervista, il poeta-librario bolognese oggi quasi novantenne: “E cosa vuole che facciano i libri di notte? Immagini la biblioteca dell'Archiginnasio, in inverno, gelo e neve fuori, buio dentro, i libri disposti in ordine bizzarro, per altezza e dimensione, magari si trovano fianco a fianco due volumi incompatibili, si parlano, litigano, si sfidano a duello... Poi, la mattina, quando torna il bibliotecario, tutto è di nuovo in ordine”. Caccamo li distare parlandoci.
Sregolato, “L’odore dei libri” è del genere disusato della satyra, che raggruppa e trapassa i generi, narrazione dell’esistente più che di una storia. È un libro anche risarcitorio, si sente, un “libro degli amici” familiare. Caccamo è il libraio di Culture, la libreria di Reggio Calabria, dove “la gente non entra in libreria”. Dietro la villa Genoese Zerbi, che ospita le mostre della città, cui migliaia di persone si affollano. Ma più che dalla disattenzione minacciato dall’acedia, provinciale, meridionale, sottile, invadente, che finisce nel rifiuto della città e del mondo, tanto forte quanto lo è – lo è stato – il disegno adolescenziale - solitario – di conquistare il mondo, tutto, subito. E tuttavia il libro è sempre vivo. La storia visionaria scorre naturale, più Savinio che Kafka, nel senso della lievità e dell’apparente inconguità dell’approccio: la storia che si propone ai limiti dell’assurdo e invece si scioglie nel verosimile e perfino nell’ordinario. È lo scarto che origina qui l’umorismo.
Caccamo, “libraio di Reggio Calabria”, ha pubblicato in autoedizione il libro più promettente e, con poco editing, forse più riuscito del 2008.
Vincenzo Caccamo, L’odore dei libri, Libreria Culture, pp.145, € 18
Gentile professore Leuzzi
RispondiEliminaUna recensione splendida che ha illuminato questa giornata.
La ringrazio di cuore per come ha sviscerato il libro. Spero di poterne parlare con Lei di persona per evidenziare un punto su cui ci tengo moltissimo: che è quella Bibbia, sulla quale Elio si addormenta. Per adesso, la saluto cordialmente.
Vincenzo Caccamo