Titolo suggestivo per due saggi, dai titoli anch’essi suggestivi, “Lo splendore della verità”, “Dio non è il nostro doppio”, contro il “pensiero unico” e per la tolleranza – il multiculturalismo? In parallelo con le note di analogo tenore, ma di natura giuridica, di Martha C.Nussbaum, “Libertà di coscienza e religione”. Due testi corredati di note, il primo con molti riferimenti al “Saggio sulla libertà” di J.S.Mill, il secondo alle riflessioni sparse di Kafka, ma con cifra lieve, allusiva, coinvolgente, da Jeanne Hersch, rivoltano le radici del fatto centrale oggi, la sfida ai fondamenti - di verità? – dell’Occidente. Alla ricerca delle “lucide ragioni dietro idee diverse” che Emone, il fidanzato di Antigone, rivendica dal padre Creonte. Con sottili critiche di certa visione democratica e antirelativistica. Ma con un fondo che s’intravvede tutto italiano alla questione del Centro o del pensiero unico, senza cenno purtroppo all’obbligo che ci opprime di pensare come prima dell’Ottantanove, del 1989.
Singolare riflessione della notista politica Spinelli, da esperta biblista. Tra le fila indeterminate dell’ermeneutica, e l’istante verità della fede. L’eroismo è di Giobbe, “credere per nulla”: la libertà non è un mercato. I valori vanno difesi da se stessi: “Non si può immaginare scempio più grande di quello capitato ai valori che in coincidenza con la guerra al terrore sono stati mobilitati, sbandierati, trafficati senza disciplina né costrutto… La dignità dell’uomo, l’emancipazione della donna, la dignità, la separazione tra Stato e Chiesa, la lotta alla teocrazia, sono valori che un uso improvviso ha corroso, alterato, sprecato”. Ma è questa una visione periodicamente occidentalista (corrisponde oggi alla demoralizzazione dell’Occidente), che neppure la globalizzazione e la scomparsa dell’Europa evidentemente scalfiscono – dopo che per oltre mezzo secolo l’Europa e l’Occidente hanno evitato di scoprire la complessità del mondo, quale si poteva vedere già a Tunisi. L’Europa, poi, è sempre stata una piccola coda dell’Asia, molto prima che un lavavetri al semaforo la mettesse in crisi. Che l’Occidente abbia ancora ieri infinocchiato il mondo, Occidente compreso, vendendogli la robaccia subprime, è sempre un miracolo, l’Occidente non è più del vecchio magliaro, avventuroso ma incontenibile pataccaro.
Nell’Entzweiung che Barbara magnifica, la scissione del nucleo, la scomposizione a catena, il problema è semmai se si parte dall’uno, se c’è già qualcosa, e non dallo zero, cioè dal niente: se la libertà non è una concrezione del niente, un’architettura anche complessa e in espansione ma senza fondamenta. E d’altra parte l’unità ha una sua dignità. Frances Yates ne ha recuperato non molti anni fa perspicui significati, anche in fase di democraticismo radicale, in “Astraea”. Tanto più oggi, in questo mondo di trasvalutazioni, o continue svalutazioni, che è stata finora la globalizzazione, un’asta al ribasso, o una perversa uguaglianza: chi è meglio dell’Occidente?
La “eguale libertà” di Martha Nussbaum meglio espone il paradosso di cui anche Barbara Spinelli è vittima: bisogna essere per la “vera differenza” e contro “l’omogeneità”. E perché? L’uguaglianza ha sempre creato problemi politici. I diritti umani sì, sono affare suo, ma la storia e la politica vivono meglio di adattamenti. C’è un paese, gli Stati Uniti, dove la libertà pesa più della tradizione, e c’è l’Europa, dove la storia pesa di più – si parla di pesi per l’unità del paese, della società. Si veda il diverso esito della “eguale libertà” negli Usa, paese crogiolo, dove il fatto unificante è la libertà, e in Gran Bretagna, dove il multiculturalismo ha presto inciampato nel rifiuto – o dovremmo chiamarla obiezione di coscienza? Non senza ragione: perché i pakistani dovrebbero essere inglesi? E il Cristo maomettano? Il dialogo religioso illimitato, estenuato, assillante, proprio in questa epoca, in cui non ci sono guerre di religione, è più che un atto di buona volontà, è il disegno-sogno di istituzionalizzazione della religione.
Barbara Spinelli, Una parola ha detto Dio, due ne ho udite, Laterza, pp.86, € 8
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