La vera partita delle nomine sarà dunque quella economica. È sempre e solo l’Europa degli affari. Francia e Germania solo si occupano di garantirsi le risorse europee, per l’agricoltura e l’industria, e di controllarne gli indirizzi politici attraverso le istituzioni monetarie e finanziarie. Con un disinteresse sostanziale, dietro le iniziative burocratiche, se non con l’esclusione, verso ogni “avventura” politica (Parlamento, difesa, diplomazia). Col contributo ora della Gran Bretagna, più affine su questi campi, dell’interesse primario e delle esclusioni.
L’Europa è un ottimo investimento. Ma, nell’ottica della triade di riferimento della Spa europea, senza integrazione: l’Europa rende in ragione del potere contrattuale del contraente, quindi di più per Germania e Francia, che non va diluito in un’unione reale, o integrata. La Francia, che ha questa vocazione burocratica, si prende tutte le istituzioni economiche e finanziarie, Bce, Fmi, Wto, Eurogruppo, la Germania si accontenta dei soldi. La nuova Europa decolla confermando il vecchio principio mercantilista, degli interessi nazionali in economia, che finora l’ha retta, euro compreso.
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