C’è una distinta connotazione di questa fase dell’Unione Europea, ed è il silenzio della Germania. Di quella di Schröder, che pure aveva agli Esteri l’attivissimo Joschka Fischer, e più di Angela Merkel, che col suo ministro degli Esteri socialista prima e ora con quello liberale sembra guardare all’Europa da una distanza remota, se non siderale. Fredda, certo. Nella Germania dell’Est, dove la signora Merkel è cresciuta, l’Europa è ferma ad alcuni decenni fa, praticamente al dopoguerra. E in Sassonia, dov’è nata, a prima di Hitler e del kaiser.
Il debutto in sordina della Nuova Europa, quella che si vorrebbe unita, è dovuto all’inattività della presidenza francese, ma più ancora al disinteresse della Germania. La cui partecipazione all’Europa non va oltre la reiterazione dei vecchi benefici nell’uso delle risorse. L’Europa è quasi scomparsa dalla Germania, se non nelle forme d’uso, turistiche, coloristiche. Compresa la delinquenza, che sempre è straniera. È un effetto della globalizzazione, della quale la Germania è riuscita a tornare protagonista dopo una rapida, e violenta, ristrutturazione. Questo già nel doppio mandato del socialista Schröder, di cui spiega lo scarso interesse per l’Unione Europea, in contrasto con le sue origini renane: la Germania era allora impegnata a ricostruire la sua base produttiva nei paesi dell’Est, in Russia, in Cina. L’economia tedesca è un’altra rispetto a quella di quindici anni fa. Con Angela Merkel il disinteresse è anche culturale, psicologico.
Per certi aspetti il fenomeno è europeo: non ci sono più i vecchi leader europeisti di una volta. Gente con un ideale oltre che tecnicamente capace. Per l’Italia, in anni ancora recenti, del calibro di Ciampi o di Prodi. Ci sono cauti gestori dell’esistente, attenti a ottenere il più possibile da quel bilancio europeo che si sono costretti a finanziare. Ma in Germania c’è di più: l’Europa non presenta alcun motivo d’interesse, a parte le giaculatorie d’obbligo. Per un motivo semplice: la politica estera e di difesa, che avrebbero dovuto essere le novità europee degli anni 2010, dopo l’euro negli anni Duemila, sono costituzionalmente (anche in senso proprio, giuridico) estranee alla Germania. E per un motivo profondo, seppure apparentemente labile: la Germania ha esaurito le riserve d’entusiasmo per l’Europa. Per effetto della globalizzazione. E della riunificazione: la Germania ritorna sassone, in un certo senso provinciale.
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