Si stringono le redini in tutta Europa alla fiscalità locale. Nella riforma liberale delle tasse in Germania, l’alleggerimento si fa a spese degli enti locali, di cui ormai è verità comune, a destra e a sinistra, che spendono troppo – tassano troppo. Si ricorda perfino, senza superficialità e non per ridere, che anche l’allegra finanza locale degli anni Trenta (Adenauer, sindaco di Colonia, si costruiva il circuito del Nürbrurgring) favorì Hitler. In Francia Sarkozy ha impegnato il governo, e la possibile rielezione fra due anni, nell’abolizione dell’Irap locale, la taxe professionnelle. È andato per questo in minoranza al Senato, e per uscirne dovrà probabilmente accollare allo Stato il mancato gettito dell’imposta – che copre la metà delle entrate locali. Se l’abolizione della taxe professionnelle non ridurrà la spesa, abolirà tuttavia un’ingiustizia fiscale e, soprattutto, ridarà poteri di controllo allo Stato sulle uscite locali. Per il 2011 Parigi trasferirà ai Comuni il mancato gettito della tassa abolita a piè di lista, poi vorrà vedere i conti.
Ovunque il decentramento ha avuto sbocchi lassisti, con sprechi evidenti di risorse. Non è solo una questione di richiami storici, come può essere il caso in Germania. In parte gli sprechi sono attribuiti alle politiche d’immagine e alla cura del voto, com’è normale e scontato per cariche elettive. Ma in parte più sostanziosa sono dovuti a incapacità di amministrare, quando non a avidità e malaffare: rifiuti, acqua, trasporti, opere pubbliche. Il ritorno a una politica dei trasferimenti dovrebbe avere un effetto dissuasivo sul piano psicologico, e introdurre anche forme di controllo meno formali di quelle praticate dalla corte dei Conti.
La stretta è palese, seppure non dichiarata, anche in Italia. Anche se la Lega obbliga a un federalismo fiscale e amministrativo che in parte la annulla. È cominciata con la sanità, la maggiore voce di spesa. È continuata con l’abolizione dell’Ici prima casa, la maggiore fonte di entrata. E, seppure con cautela, continuerà con la riduzione dell’Irap. In entrambi i casi l’Italia ha delineato il modello che Sarkozy si appresta a adottare: meglio i trasferimenti governativi che la libera tassazione locale. Il federalismo della Lega accresce i costi, introducendo nuovi centri decisionali – per di più elettivi, quindi portati ai compromessi e ai rinvii. Poiché la tendenza è alla stretta, mentre il federalismo leghista amplia le spese e i poteri d’imposizione, se non le entrate, sarà probabilmente questo il collo di bottiglia del governo Berlusconi.
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