Un commento del "Corriere della sera”, a firma Aldo Grasso, colonna del giornale, cita con accuratezza di riferimenti (giorno, ora, serie, numero della serie, titolo dell’episodio, minuto, attori, attrici, regista, produzione, canale) un telefilm in cui una signorina si presenta in maschera per Halloween in costume da bagno rosso, “praticamente nuda”, e dice: “Capite? Sono un senatore italiano!”. Il “Corriere della sera” è per questo triste: “In certi ambienti, dunque, si pensa che il nostro Parlamento sia frequentato da persone, alla lettera, «scostumate»”, scrive Grasso.
Ma la ragazza è nuda o in costume da bagno? La differenza è importante. E siamo sicuri che la signorina non dicesse governatore: “I’m an Italian Governor”?
Beh, se non altro il giornale lombardo ha fatto un po’ di propaganda gratuita – gratuita? – alla serie della signorina.
Michele Placido indossa la maschera dell’onorevole ispirato sul palco di “Baarìa” e le spara grosse dalla tv di Fazio contro i piemontesi che l’unità d’Italia nella sua Lucania fecero coi moschetti: pallottole e baionette contro l’imberbe gioventù locale. Fazio annuisce. È così che due ignoranze fanno un sapere.
Ma il pubblico, retribuito, applaude: segno che si è accesa la lampadina. Non è ignoranza dunque, ma un effetto del programma. È la Rai dell’odio – ora sfrontata, senza ipocrisia.
Si dà un premo de Sabata per la direzione d’orchestra. Ma non si assegna. Non il primo posto, si assegna un secondo e un terzo posto. Il premio è una condanna, alla mediocrità? O non s’intende un premio tra i concorrenti, bensì un premio alla qualità astratta? Chissà se de Sabata l’avrebbe avuto, mancando per dire un Furtwängler.
Intercettazioni, indiscrezioni, verbali, interrogatori, indagini, sembra che di via Gradoli sappiamo anche troppo. Poi viene una cronista della “romana” del “Corriere della sera” e racconta come Natalia, quella di Marrazzo, sia un magnaccia: “Ci fa pagare il pizzo”, dicono i viados. Il prossenetismo è penale in Italia. Ma evidentemente non fa notizia.
Le solite due pagine su Marrazzo “la Repubblica” illustra ogni giorno con un grande Berlusconi al centro, ora con Marrazzo ora senza, in coppa alla smandrappate vergini di via Gradoli. Giornalismo? Certo. E odio.
Protestano i giudici, chiamati a raccolta dal sindacato contro “le ingiuriose accuse” di Berlusconi. Che li dice politicizzati. Protestano anche i giudici di Roma, il giorno in cui danno un permesso di soggiorno a Natalia, dopo vent’anni di attività clandestina, per così dire, in quanto “testimone di giustizia”. Berlusconi ha accusato i magistrati di essere “comunisti”. Loro dicono di no, e non può che essere vero, Berlusconi sempre sbaglia e comunista è una parola che ha un senso. Mentre invece loro non hanno senso nemmeno del ridicolo. Oppure ce l’hanno, e ci prendono in giro – non sono i meglio pagati della Repubblica? per non lavorare.
“Firenze, la cupola del cemento, arrestato ex capogruppo del Pd”, “Repubblica” ha perlomeno il titolo giusto. Il “Corriere della sera” neanche quello. Ma entrambi i giornali, la coscienza della nazione, confinano l'evento in pagine interne, taglio basso. Roba da poco. Uno scandalo che squarcia il business che tutti sanno, a Firenze e in ogni altra città gestita dal partito degli “amministratori che mantengono quello che promettono”. Un partito che ora evidentemente non “mantiene” più (delivers nel gergo delle mafie americane) - se non nei giornali.
Ma è anche vero che il capo fiorentino del Pd è scoperto e denunciato da un’indagine della Stradale. Della polizia Stradale.
Berlusconi interviene alla fine di “Ballarò” e ridicolizza i primattori di due ore di arrampicate sugli specchi. Per la diversa caratura con Casini, Rosy Bindi e i suoi ministri? No, per dire due cose che nessuno può contestargli. Che i giudici, finora 109, lo inquisiscono sempre – "sono l’imprenditore più criminale della storia?" E che le trasmissioni Rai sono di sinistra.
Sbaglia solo a dire i giudici comunisti. Sono borghesi, come lui, che si ritengono migliori di lui.
Marrazzo, dopo una serie di bugie, l’ultima il certificato medico, si dimette e si ritira in convento.
E questo è Boccaccio, rifatto tal quale. Poi dicono che l’Italia non c’è, s’è squagliata.
La pubblicità del “Dash” è immutata dopo cinquant’anni: “Signora, le do in cambio due fusti per uno”. È anche la pubblicità, benché à la page, anch’essa nuova-vecchia? Sono le “signore” che non sono cambiate in cinquant’anni?
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