Giuseppe Leuzzi
Fuori l’Italia dal Sud
Una notte di dicembre i carabinieri in assetto da guerra assaltano la casa in campagna a Castellace. Papà e mamma restano per ore col cuore in gola. I carabinieri non hanno un mandato, ma il maggiore D. che li comanda urla come un ossesso che li sbatterà in prigione perché tengono nascosti dei latitanti. La casa è grande ma d’impianto semplice, con pochi mobili, si vede in pochi minuti che non c’è nessuno. Il maggiore però è inflessibile, vuole i latitanti, e la perquisizione dura fino al mattino. A Pasquale e Domenica non è concesso neppure di vestirsi.
Un anno dopo Domenica, 67 anni, sarà morta. Ma forse il tumore si sarebbe manifestato anche senza l’eroico maggiore D.
La casa in campagna rimarrà per sempre chiusa.
Oggi, trent’anni più tardi, sappiamo che i capi-mafiosi M. di Castellace, gli stessi che hanno organizzato l’esproprio dei (piccoli) proprietari, erano confidenti dei carabinieri.
Opera dei pupi? Ma tragica, purtroppo.
L’esattore inflessibile riceve al motel. Quando riceve informalmente: al motel prende i pasti, è di fronte al palazzo dove ha l’ufficio. È sardo, l’hanno mandato di fuori via perché sia inflessibile.
Il palazzo dove ha l’ufficio è noto come palazzo Mammoliti. Il motel sarà confiscato con tutte le proprietà dei Piromalli.
Si recava da papà qualcuno che aveva deciso di partire per le Americhe per i soldi del biglietto. Si partiva attorno al 1950 per l’Australia, il Canadà, l’Argentina e l’Uruguay. Se papà rispondeva: “Ah come mi dispiace. E perché parti? Certo, quando c’è il bisogno… Ora mi trovi in difficoltà, ma fra un paio di mesi sicuramente qualcosa ti potrei mettere insieme”. Un paio di mesi era quanto il richiedente non poteva aspettare, avendo ottenuto il visto o ricevuto l’atto di richiamo, ma si creava con quella risposta una sintonia e quasi un’amicizia, e l’emigrato, quando tornava, volentieri veniva a fare visita a papà, e spesso gli portava un regalo. Se invece papà anticipava i soldi, in tutto o in parte, si creava un nemico. Il beneficato o dimenticava di dover restituire i soldi, seppure con comodo, con piccole quote, naturalmente senza interessi, o comunque veniva a concepire una sorda antipatia, che i suoi parenti avrebbero effuso con voci malevole. La buona razza di un uomo sta nella generosità naturale, che non si nota. Ma a volte bisogna far pesare il bene, se non si vuole creare il male.
Camorra è dunque spagnolo: lite. Camorrista pure: litigioso.
Sempre più s’incontra fuori “Fuori l’Italia dal Sud”: burocrazia, inefficienza, corruzione. Burocrazia che vuole dire sbirri e prevaricazione, ipocrisia anche. Si veda la Germania, scossa da Duisburg, da cui però si ritiene immune, isolando il caso, mentre celebra una riunificazione che è tutta una matrice dell’eccidio. Di intenzioni magari buone, perché no, che però sono sommerse dal fallimento. Perché la sostanza della riunificazione era bacata
(http://www.antiit.com/2009/11/la-riunificazione-bacata-in-germania.html).
I mafiosi hanno macchine tedesche. Prima avevano le Alfa. Ma quando la Fiat ha preso l’Alfa ha rivisto la lista dei concessionari. Le Alfa le ha volute anche pagate.
Non sono ancora accessibili (2009) gli archivi del ministero della Difesa sulla repressione del brigantaggio.
Anna Castaldi, esperta di diritti dell’infanzia, madre di Jacaranda Caracciolo-Falck, nel 1995 in Cecenia, dov’era funzionaria Onu, sotto i bombardamenti russi, veniva commiserata in ogni villaggio: “Poveretta, come fate a vivere in un paese così crudele e violento!”. I ceceni vedevano “La Piovra”.
Carlo Levi ha l’aneddoto del medico torinese confinato in visita dal vecchio prete. Che gli offre il vino in un bicchiere sporco. Questo è il problema di conoscere il Sud: rifiutare a causa del bicchiere immondo il vino genuino – la verità del vino?
Il Sud è il Nord, non c’è altra spiegazione: la “questione meridionale” è l’effetto del patto tacito, d’interessi, per l’unità d’Italia, tra la monarchia e la borghesia produttiva del Nord e il notabilato possidente, o borghesia rurale, del Sud. Soddisfatta, dice Guido Dorso, “La rivoluzione meridionale”, p. 217, del suo “feudalesimo municipale”.
Il Regno si diceva stretto “tra l’acqua benedetta e l’acqua salata”. Per questo isolato. Ma infertile in realtà per la solitudine dell’ultimo colonizzato: il Sud interno sostituisce nell’Occidente il Sud del mondo indisponibile.
Il Sud è la mancanza d’identità. In questo senso la sua condizione, malgrado la costituzione e la libertà, è quella del colonizzato, indotta dalla cultura dominante. La sua storia comincia e finisce con Cavour, Garibaldi e i Savoia. La sua letteratura nasce con Verga. Senza un Monteverdi, un Giotto, un Galileo. Senza nemmeno un santo degno.
Particolarmente sprezzante è la cancellazione della donna, in una società per più aspetti matriarcale - molto più che nelle campagne e le città del Nord Italia. Una bella ragazza del Sud è sempre incerta, sui tacchi o nella pronuncia, una scorfana di Lodi si sente piena di sé.
Bisognerebbe rigirare la carta, e la storia. Non rivoltando i luoghi comuni (anche se in "Giù al Nord" si ride con piacere) , ma proprio con l’“e se?”, e con fini spettacolari: e se Annibale avesse vinto a Canne? E se i bizantini, i normanni, Federico II…? Rigirare la storia anche con argomenti seri: l’opera a Napoli, e la musica italiana, la filosofia, il barocco e l’architettura in genere, la ricchissima pittura meridionale.
Basterebbe un diverso approccio nel narrare storie. Per esempio un non Alvaro in Calabria.
In vacanza nel Salento, tra pietre, borghi e spiagge cristalline, s’incontrano molti giovani lombardi, forse emigrati di seconda generazione, con fidanzati egualmente del Nord, entrambi normalmente brutti al confronto dei lussureggianti locali, le ragazze soprattutto, che fissano la bellezza dei luoghi. Ma non complessati e nemmeno interessati, sicuri anche nel oro pallore, che le salentine inutilmente scrutano ansiose.
Dove manca il senso della giustizia manca quello dell’estetica (è argomento del giurista e ellenista Saverio Siciliano). E viceversa. È concetto greco.
Portati dal Levante, o dal grecale, i forti venti di Est-Nordest, i greci passarono in Magna Grecia, in Sicilia, nella Provenza, nella Spagna del Sud, ma non nell’Illiria, appena sopra l’Epiro.
leuzzi@antiit.eu
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