L’internamento, da Ballard sperimentato in Cina durante la guerra, nella Shangai occupata dai giapponesi, disintossicava molti: faceva perdere peso e riscoprire se stessi, i taciturni diventavano generosi, i missionari egoisti. L’internauta Ballard dice molto di se stesso, in questa raccolta di articoli, in genere recensioni di libri di varia. E dell’arte della fantascienza. Specie dell’assenza di ogni senso dell’avventura nei viaggi spaziali, la curiosità è durata un quindicennio. C’è Funari, nella psicoterapia selvaggia di gruppo anni Settanta, nei garage londinesi di periferia i fine settimana, urlandosi contro le peggiori oscenità. Torna Zapruder, immortalato ne “La mostra delle atrocità”, dopo che dalla commissione Warren. E c’è la censura multipla, continuativa, inverosimile negli anni 1970 e pure avvenuta negli Usa, dello stesso libro, stampato e ritirato da due delle maggiori case editrici, Doubleday e Dutton, perseguito, condannato, multato. Solo perché si prendeva gioco di Reagan, che ancora non era Reagan, e di Jacqueline Kennedy.
La più parte degli articoli sono degli ultimi anni. Ma c’è la descrizione del mondo odierno, televisivo, new age, chiacchierone, già cinquant’anni fa, e quello online trenta anni fa. Come se Ballard vedesse il nuovo Millennio, più che quello appena finito. Vede la guerra del Golfo ancora in corso come la vedrà Baudrillard – la guerra non c’è mai stata. Insofferente dei “lavori all’uncinetto letterario”, figlio tardo del surrealismo, che pregia molto, l’inventore dello “spazio interno” è involontariamente il brillante storico della contemporaneità che i suoi racconti lasciano immaginare. Grazie all’occhio esterno dell’interno, di cui l’ha fornito la sua speciale adolescenza, di inglese in Cina.
Ballard, Fine millennio: istruzioni per l’uso, Baldini Castaldi Dalai, pp.410, € 6,90
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