domenica 6 dicembre 2009

Fini e il partito del nulla

Sono stati fascisti, poi liberali, ora sono buoni cattolici un po’ sociali, e sono stati e sono ministri, vice presidente del consiglio, e ora presidenti della Camera, e non sono nulla. Non è un indovinello, è il partito di Fini. Portato al governo da Berlusconi nel 1994 per esigenze di legge elettorale, e lì attaccato inutilmente(ora si scopre democristiano e non sa che l’area è abbondantemente presidiata da migliori di lui, democristiani da generazioni). Invano si cercano in questi quindici anni di vita politica dopo lo sdoganamento una traccia di Fini e dei suoi colonnelli, una legge, una personalità, un indirizzo. Qualcosa che dica: sono un partito utile, se non necessario.
C’è la legge Bossi Fini. Che però Fini dice che non è quello che si dice, una legge che rende difficile l’immigrazione clandestina, o comunque indesiderata. Ed è peraltro, in tutta evidenza, inefficace. C’è una legge Fini sul consumo delle droghe, inutilmente coercitiva, che la maggioranza berlusconiana si vide imporre dall’allora leader di An, che non ha fermato il mercato delle droghe e ha introdotto tante inutili sofferenze, anche alle forse dell’ordine e agli operatori sociali. E ci fu il capolavoro dello stesso delfino di Almirante contro Tremonti, quando bloccò la vendita degli immobili pubblici di servizio a Roma per non dispiacere ai sottufficiali dell'aeronauticalea (è vero!).
Ora Fini si propone come garante dei pentiti di mafia alla Spatuzza, e questo sarebbe giù un fatto. Un uomo d’ordine che propone un partito o un patto della legge e l’ordine. Di destra pura e dura. Contro ogni tentazione viziosa della politica. A partire dalla incredibili collusioni che Berlusconi si è visto imporre per aver dato lavoro a un mafioso. Per non aver reagito quando il mafioso stalliere è stato denunciato. Ma sicuramente dirà che no, lui non ha nessun piano di legge e ordine.

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