Il fatto non si può raccontare, poiché è un giallo. Il tema è un attentato contro un Kurilov, qui ministro dello zar Nicola II mentre il nome ricorre fra i terroristi dell’epoca, a opera di un giovane rivoluzionario che sopravvive alla vicenda. E la ricostruisce. Una storia di molteplici tradimenti. Una sorta di trojaio del potere, sempre nauseabondo – meno dove ci se lo aspetta.
“Ricreato” da Maria Di Leo in veste di traduttrice, il romanzo è una sorta di esame di maturità che Irène Némirovsky si fa del suo talento di narratrice: di un “soggetto” alla Dostoevskij, il nichilista alla vigilia dell’attentato, e poi di Camus con “I giusti”, fa una parabola fortemente realista sugli abusi della passione politica.
Irène Némirovsky, L’affare Kurilov, Adelphi, pp. 192, € 13
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