È molto mediocre “Videocracy”, il film che “L’Espresso” offra ai lettori: nulla che non si sapesse, “Annozero” è molto meglio, una sola puntata di “Annozero”. Però fa pensare: perché il film non è interessante? Per la sessuofobia un po’ luterana. E perché ripete un copione sfruttato. La novità – la verità – sarebbe stata di fare proprio “Annozero”. Non è difficile.
Si provi a immaginare un “Annozero” con Berlusconi e i berlusconiani veri in studio. Non le maschere angeliche Belpietro e Ghedini, longobardi dagli occhi cerulei. E che si comportano come da copione: accusano ogni altro delle peggiori nefandezze, ghignano sarcastici, esibiscono carte, lasciano intendere, invocano carceri e ghigliottine, l’occhio scuro minaccioso nell’illuminazione infernale, con i lazzi e gli applausi del pubblico, a regia. Dopodichè, dopo tre ore, se ne vanno a laute cene, pieni degli indici d’ascolto, che non sposteranno i voti ma tanti soldi sì.
Non è difficile, e anzi sarebbe normale che così fosse. Che ciò non avvenga è un altro copione, magari già sperimentato e noi non lo sappiamo: magari Berlusconi “sa” che “Annozero” senza di lui gli rende di più. In voti magari, non in soldi, di cui non ha bisogno. La trasmissione di Santoro, col suo sfondo infernale, ha il fascino sinistro di una sedduta del CC del PCUS, come si immaginava il CC del PCUS, gli stessi colori, gli stessi discorsi incolori, gli stessi occhi traditori, che scrutavano amici fraterni e belle menti, per concludere tutti all'attesa fucilazione - non si spiegano altrimenti gli occhi sbarrati e i ghigni compiaciuti degli spettatori in sala, ancorché comparse pagate. E viceversa: Santoro “sa” che con Berlusconi convitato di pietra il suspense resta sempre teso, un nuovo record di ascolti è nell’aria, e la stagione è salva.
Anche questo sarebbe normale, lo è, e non c’è da scandalizzarsi. Se non che avviene alla Rai, che malgrado tutto resta un’emittente pubblica, con qualche finalità quindi di salvaguardia dell’interesse pubblico. E che ce ne frega a noi degli interessi di Berlusconi e di quelli di Santoro (e di Fazio, Annunziata, Floris, Gabbanelli)? Tutto il veleno dell’antipolitica è in questa videocracy, della Rai, non nelle cosce delle veline.
Erik Giannini, Videocracy
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