venerdì 11 dicembre 2009

Perché non dirsi di sinistra?

Protestano i presidenti della Repubblica: non siamo di sinistra. Mentre lo sono: non ha senso per un presidente protestare e alimentare polemiche. L’unico che non protesta è Scalfaro, che essendo stato sempre di destra vuole forse morire, come Montanelli, a sinistra. Il presidente Napolitano non perde occasione per spiegare paziente che un presidente è al di sopra delle parti: il politico, giunto al Quirinale, si spoglia delle sue passioni di parte, ripete. Siano pure quelle di una vita di impegno nel Pci e successori. Uomo delle istituzioni si vuole pure l’ex presidente Ciampi.
Ma che vuole dire: delle istituzioni? Del nulla? Non è possibile. E allora? Napolitano e Ciampi spesso bacchettano Berlusconi. Compiono cioè atti politici. Cui hanno diritto come tutti, ma perché negarlo?
Ciampi offre una curiosa chiave di lettura, nell’intervista di oggi al “Corriere della sera”. “Chi ho nominato io?” alla Corte costituzionale, chiede retoricamente, e nomina cinque tra avvocati e giuristi: “Stimatissimi e di chiara fama, scelti non per un gioco di bilancino politico”, non “pasionari di una fantomatica sinistra”. No, pasionari no, ma tutti con biografie dichiaratamente di sinistra, laica o confessionale. Perché non riconoscerlo? Anzi, non proclamarlo? E perché la sinistra sarebbe “fantomatica”?
Sembra ipocrisia, ma non lo è. È una forma di violenza. È qui la radice del perpetuo scontro che avvelena, e annichila la politica da quasi vent’anni ormai: il fatto che la sinistra arruoli di preferenza chi di sinistra non è, e che si pretenda al di sopra delle parti.

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