Ha rimpolpato il suo contratto di un buon venti per cento, a 13 milioni di euro l’anno, cifra che non percepirà sotto nessun altro sole, e tuttavia ha nostalgia dell’Inghilterra. Al punto da avere urgenza di dirlo, nel giorno di Natale che pure da buon cristiano sa essere la festa della bontà. José Mourinho sarà lo Special One almeno in questo, oltre che per l’antipatia: che non sia il nostro Libertador, benché portoghese e serioso, colui che libererà l’Italia dal giogo milanese? Col ridicolo, poiché lo sdegno non fa breccia. Rifiutare i 13 milioni di Milano e di Moratti è un segno infine tangibile dell’insofferenza: non se ne può più, della prepotenza, della superficialità, del bigottismo.
Berlusconi dice, dal buen retiro della sue ville riunite: “Sono tornato a lavorare per l’Italia”. E il “Corriere della sera” pubblica, senza ironia. Lo stesso “Corriere” che non lascia tregua, unitamente alla “Gazzetta dello sport”, agli juventini nostalgici degli scudetti 2005 e 2006: le corti interiste del calcio li hanno decretati rubati, col superarbitro in busta paga al Milan, e questo basta, ogni settimana una reprimenda parte dai due grandi giornali contro la squadra torinese, benché sia ridotta maluccio. Mentre un allenatore che era stato cacciato dalla milanesissima Inter per fare posto a Mourinho, a caro prezzo, il superleggero Mancini, vince in continuazione con una squadra mediocre, sempre in Inghilterra. Che poi è la vera patria dei milanesi, via, che ci fanno in Italia? Il problema è che il Mourinho milanese fu lasciato andare via da Londra semza rimpianti.
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