mercoledì 23 dicembre 2009

Secondi pensieri (35)

zeulig

Antropologia – Si trova solo quello che si cerca? Nelle scienze antropologice sì: l’Africa comincia ad avere una storia a quarant’anni dall’indipendenza.

È probabilismo. La “Storia di lince” di Lévy-Strauss, che forse è solo un apologo, è scontata – l’antropologo “scopre” che le narrazioni amerindie dell’Oregon, da lui ritenute il perno di tutta l’oralità americana, fino al Perù e al centro del Brasile, sono colportages di viaggiatori francesi di due secoli prima, probabilmente cacciatori.

È la poesia dello storico, non della storia. Cheanzi debase-debunk: che storia ci avrebbe dato una lettura antropologica dei greci, o dei romani?

Carne – È neutra. E anche benefica: è ciò che consente all’uomo di vivere, e quindi di pensare, poetare e giocare. Ma lo spirito che essa produce le ha creato cattiva fama.

Creatività - È ambientale. È come i fuochi d’artificio, che ogni petardo ne fa scoppiare un altro.

Cristo – È essenzialmente una figura storica. Prima di san Paolo e dei suoi viaggi, prima dei romani. Seppure tardi, seppure con alcune confusioni, i protovangeli non hanno altro senso che una narrazione. Di una storia che si è vissuta, anche se a distanza di qualche anno o decennio.

Dialettica – È, sconsacrato, il principio del manicheismo: il bene sta nel male, eccetera. È lo schema dei moderni sofismi: il vero è il falso, eccetera. È un buon artificio per un giallo commerciale, con la caccia, la fuga, il duello, le tette, e i rovesciamenti: il buono diventa cattivo, il cattivo buono, il falso vero, il vero falso, eccetera.

Edonismo – Viene confuso con il consumismo, che invece è un’altra cosa, e anzi ne l’opposto: non la ricerca del piacere, che può comportare la dissipazione, ma una brama di accumulo, non il gustosa il kitsch, non l’uso del tempo ma la sua abolizione. All’epoca del consumo siano i “senza tempo”, i “senza gusto”, i “senza piaceri”. Accumuliamo, ma come Sisifo, la fatica è interminabile e stressante.

Ermafrodito – Quando l’uomo vuole darsi una speciale autorità o una funzione eccezionale, di prete, imperatore, chirurgo, giudice, si mette sempre una sottana.

Esoterismo - È per l’appunto “qualcosa d’altro”. Scarta sempre, irraggiungibile. È sviluppo della forma analogica della conoscenza e dell’ontologia - trasmutazioni, trasmigrazioni, metamorfosi. Che è un tentativo di sapere, o essere, quello che si vuole. Di farsi confermare, fingendo di aver saltato le sabbie mobili del soggettivismo – la capacità di consolazione, anche critica, è grande.

Essere - È Adonai: per dire, cioè per non dire, Dio, l’innominabile. Tutta la metafisica tedesca dunque, fino a Heidegger, è impigliata in questa decisione biblica?

Felicità – Ci si rende infelici per voler essere felici. L’insensibile non è infelice. Felicità è dunque adeguare i mezzi – voler essere felici “non esiste”, si direbbe a Roma, e non per il destino cinico e baro. Solo la salutec’è o non c’è: la malattia effettivamente è una condanna. Gli altri spazi si possono ordinare. Il denaro è solo questione di adattamento. La politica pure. E il lavoro. Restano gli affetti, che sono la più gross causa d’infelicità mentre potrebbero essere serbatoio di felicità immensa.

Mitologia – Mettere insieme i greci e Odino sembra demenza e lo è. Il mito è una coperta larga, ma nessun mito di nessuna mitologia può creare identità fra i contrari. Quanta nebbia in Germania, anche in Hölderlin (“Iperione” al confronto con gli “Inni”) e nella filosofia (Humboldt, Schelling, Hegel) fino al cacumen Nietzsche, per il tentativo d rinsaldarsi con la “grecità”, cioè con la mitologia ellenica e pre-ellenica. E non per folklore ma per “spirito critico: per troppo classicismo.
Lo spirito fa male alla mitologia, come alla carne.

La mitologia applicata alla storia residuale e folklorica. La mitologia dei greci, di cui conosciamo la storia, è del tutto fuorviante (per non parlare dei romani, che hanno cessato presto di essere religiosi: la storia romana è tutta politica, ritualità compresa): divinità regali per una cultura repubblicana, divinità matriarcali per un patriarcato antifemminista, e la divinità come nemico per tutte le attività economiche, la terra, il mare.

Scoperta – Come spiegazione del noto mediante l’ignoto (Popper) è in realtà una conferma. Un’estensione e un rafforzamento. Anche quando ribalta la verità precedente: non si spiega che nei termini di quest’ultima.

Spirito - È il cattivo della condizione umana. Preti e moralisti accusano il corpo, che invece, poveretto, è solo uno strumento dello spirito, ed è condannato già prima di nascere. Ogni espressione del corpo, lo sguardo, l’amore, la violenza, la tecnica, è regolata dallo spirito – che ne escogita tante anche senza il corpo, la bestemmia, l’estasi, il sadomasochismo. La condamma del corpo (Innocenzo IX, Bernardo di Morlaix, i predicatori) è una delle tante furbizie dello spirito.
Come sarebbe un regno di puri spiriti, senza le mezze misure del corpo, i ritardi, i rallentamenti, le pigrizie? Probabilmente spaventoso. Per questo la chiesa vuole la resurrezione dei corpi?
Perché tanto accanimento contro il corpo? Come un servitore, bisogna tenerlo sotto frusta.

Verità – C’è. E si accorda anche col dubbio. Ma è modesta. Per questo non è contemporanea. Non si accorda con l’incostanza che fa aggio, riflesso del narcisismo – la scoperta di massa dell’individualismo. Né col linguaggio, che per essere appetibile dev’essere innovativo – trasgressivo, impreciso, confuso. Siamo infatti in un’epoca d’inappetenza, soddisfatta.
La verità è una, ma la parola ne conosce mille. È “sconvolgente” perché la parola ha perduto il senso. La verità è il senso. E il senso è la parola. La verità è quindi sempre “diversa”. Diventa “sconvolgente” per il trivio giornalistico, dei buoni sentimenti, del senso comune, della legge e l’ordine – applicabili agli altri.

Verginità – Interrompendo l’ordine della creazione interrompe la salvezza. La salvezza è la promessa dei creati. Le verginità premia la salvezza a meno della creazione.

zeulig@antiit.eu

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