Un frizzo ha ghiacciato le schiene dei politici nel weekend, prima che l’attentato a Berlusconi riportasse il sorriso: il governo che “si fa in cinque minuti” dell’onorevole Casini ha lasciato senza parole tutti quanti. Per l’eterno ritorno della Dc, maneggiona, sprezzante, buggerona. Non fantasmatica, poiché l’onorevole è la punta di diamante dei vescovi. Per l’avvilimento delle ragioni del proporzionale. Per la spettrale riesumazione di Mastella in aspetto di Casini, il vecchio ticket - nel 1994 Casini, che a Bologna non aveva i voti, si faceva eleggere a Mastella in Campania. Con uno spruzzo di leghismo sicilianista, e l’inevitabile richiamo al milazzismo. Da Bersani al Quirinale, la certezza dell’onorevole Casini deve avere dato, col brivido, anche un senso di vuoto, dell’inutilità della passione politica, poiché l’onorevole disinvolto li ha letteralmente lasciati senza parole.
Oggi va un po’ meglio, lo sconcerto è parzialmente rientrato, di fronte a questo nuovo candidato leader della sinistra. Se ne vedono i limiti, oltre al cinismo dei governi che si fanno e si disfano. Avere Napolitano in tasca. Avere Bersani in tasca. Avere i giornali di Lor Signori in tasca. L’onorevole Casini appare nuovamente come al solito superficiale: avere in tasca Lor Signori...
Da Prodi a Casini l’itinerario non è esaltante per il centro-sinistra, da una terza fila della (ex) Dc a un figurante, l’attor giovane. È vero come dice Albertazzi che ci vuole un sessantenne in teatro per fare bene un giovane, ma allora è teatro. E Lor Signori non sono stupidi. Dopo il fallimento di Tremonti, che sembrava il Candidato ideale del ribaltone, si sono anzi fatti d’improvviso cauti con gli attor giovani, Fini e Rutelli inclusi, e le autocandidature in genere.
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