Ci saranno molti interrogativi sull’attentato a Berlusconi – perché è andata bene, e anche ridicolmente bene, ma è un attentato. Chi è l’attentatore? Sarà lo storione più frequentato, e facile prevederlo, tutti i grandi attentati sono eseguiti da persone instabili: Gianni Versace, Rabin, Lafontaine, Reagan, Lennon, Robert Kennedy, Jack Kennedy, giù giù fino all’incendiario del Reichstag, l’attentatore è sempre instabile - su uno di essi, Gary Gilmore, che amava uccidere per essere ucciso, Norman Mailer dovette sospendere il giudizio, dopo le mille e rotte pagine di "The Executioner's Song". E perché non c’è protezione attorno a Berlusconi? Perché i contestatori del comizio sono saliti fino sul palco dove doveva parlare Berlusconi? Perché c’è sempre di mezzo in queste cose Milano, quella del 12 dicembre 1969, come quella del 12 dicembre 2009, e del 13 dicembre? Perché il questore lascia scoperto Berlusconi, nominato da Maroni e da questi protetto?
Si ricamerà come al solito senza fine. Il complotto è peraltro infine dichiarato come una forma del pettegolezzo. Ci si chiederà anche perché non abbiano parlato i cardinali, né Bagnasco né Tettamanzi, né il12 né il 13 dicembe. Ma forse erano alla funzione. Per ora vale attenersi a cosa ne pensa il pubblico, alle file infinite alla Posta per l’Ici, al mercato, al bar. I commenti sono disparati. Ma tutti a voce bassa. Solo si distinguono un giovanotto con molta barba e pochi capelli, che però fa anche lui il pazzo, e una signora, una gentile impiegata delle Poste. La quale dice che tutti sentano: “L’hanno menato. Eh beh?” E uno non sa se è una fascista, magari liberale di Fini, oppure una comunista.
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