Pessoa, autore di un canzoniere sterminato, in nome proprio e eteronomo, che si pubblica postumo da settant’anni e non cessa di meravigliare, è anche scrittore politico. Reazionario, il suo “regime naturale” è “l’aristocrazia o la monarchia pura”. Uno che conclude: “Essere rivoluzionari significa servire il nemico. Essere liberali significa odiare la patria. La Democrazia moderna è un’orgia di traditori”. Così conclude “L’opinione pubblica”, il saggio più importante di questo libro impropriamente intitolato “Sulla tirannia”. Ed è apodittico, non ironico e riservato come negli scritti letterari, perfino "impegnato", troppo. Ma sempre sorprendente. La politica era la seconda passione di Pessoa, dopo la poesia, sono centinaia i “pezzi politici” del suo famoso baule. Reazionario per principio, anche se si definisce situazionista, e tuttavia perspicace - situazionista si dicharava un quarto di secolo prima del situazionismo.
Pessoa è quello che era, un don Chisciotte (ebbe anche una Dulcinea, la dattilografa dell’ufficio). Ma di eccezionale misura, nel giudizio politico come in poesia. Essendosi messo nella posizione del reazionario, ha un inedito aperçu delle miserie dell’opinione pubblica. Non inveritiero. Ne riconosce l’ereditarietà, oggi di direbbe l’imprinting, e il tradizionalismo, non innocui e anzi vitali: l’opinione pubblica, essendo istintuale e tradizionalista, si elabora non razionalmente ma conservativamente, ed è antagonista (chi non è per me è contro di me). Bene, anzi male: “A quali conclusioni portano queste semplici constatazioni?Allo sfaldamento integrale del concetto moderno di Democrazia, alla dimostrazione che la Democrazia, come la si intende modernamente, è essenzialmente nemica dell’opinione pubblica, e dunque antisociale, antipopolare e antipatriottica”. Segue dimostrazione.
Sembra assurdo che Pessoa, l’uomo e lo scrittore che si nega, abbia qualcosa da insegnare alla politica, della politica, ma ne aveva i mezzi, oltre che la passione. Da reazionario, ma con più di un insight dialettico. La democrazia, il suffragio, il liberalismo, il pacifismo sono “essenzialmente diretti contro l’opinione pubblica, contro il popolo”, anche questo è vero. “Cinque dialoghi sulla tirannia”, che dà il titolo, è il secondo saggio, debole, del libro. Il terzo è una spiegazione ancora nuova della massoneria in Europa.
Fernando Pessoa, Sulla tirannia, Guanda, a cura e con un saggio di Roberto Mulinacci, pp. 139, € 12
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